Roma, denuncia i pusher sotto casa ma viene aggredito: «Ti taglio la gola»

Venerdì 24 Aprile 2020
Roma, denuncia i pusher sotto casa ma viene aggredito: «Ti taglio la gola»

I pusher sotto casa hanno offerto la droga al figlio tredicenne, una vicina ha assistito alla scena dalla finestra e ha avvisato le forze dell'ordine, il ragazzino spaventato ha chiamato subito il padre che è sceso per allontanare gli spacciatori. Le Volanti di polizia sono arrivate in pochi minuti, i pusher, ameno una decina posizionati nei dintorni della stazione metro Rebibbia, si sono dileguati e in due, alla fine, sono stati raggiunti e arrestati dai poliziotti. Tutto bene quel che finisce bene? Neanche per sogno, perché al processo per direttissima, il giudice ha sì convalidato l'arresto per la resistenza agli agenti, ma ha assolto i due spacciatori, un malese di 29 anni e un gambiano di 26, entrambi con una sfilza di precedenti alle spalle per droga, perché «il fatto non sussiste». 
 



I TURNI DI LAVORO
Ora sono liberi di tornare a presidiare la piazza di spaccio. Non solo. Appena rientrato a casa dopo avere trascorso il pomeriggio di mercoledì in commissariato per formalizzate la denuncia, il papà, un autotrasportatore di 44 anni, si è ritrovato in strada uno dei pusher che erano scappati qualche ora prima che lo ha spintonato, aggredito e minacciato di morte. «Mi ha detto: sappiamo chi sei, io ti conosco» e, quindi, mi ha fatto il segno del ti taglio la gola», denuncia l'uomo che da tempo, insieme con gli altri residenti del quartiere, sta portando avanti una battaglia per liberare la zona dall'assedio degli spacciatori. «Avrò fatto decine di chiamate al 112, così altri vicini. Le forze dell'ordine intervengono, i pusher scompaiono per alcune ore o per una giornata, ma poi ritornano puntuali. A loro il lockdown non li scalfisce». Foto e video girati dai residenti immortalano gli scambi senza sosta della droga. Anche ieri, la piazza si è puntualmente ripopolata.

«Attaccano il turno dalle 11 del mattino - racconta il 46enne - ma già dalle 9 si aggirano nei dintorni, fino alle 17,30 è uno smercio continuo. Si appoggiano a un mini-market di quelli aperti h24 e che vendono anche alcolici. Le mascherine? Le distanze minime? Se glielo fai notare ti rispondono impunemente che per loro non vale». Il papà del tredicenne è furioso: «Mercoledì era quasi l'ora di pranzo, ho lasciato uscire mio figlio per andare a prendere il pane davanti casa. Era guardato a vista dalla finestra ed erano due mesi che non metteva piede fuori di casa, era stato bravo perché è un ragazzino vivace e sportivo, ma si è sacrificato volentieri. Invece, ecco, si vede che in questi giorni gli spacciatori hanno meno clienti e allora si avvicinano per offrire la roba. Eppure per il giudice non è stato spaccio, perché mi figlio l'erba non l'ha voluta».

I PRECEDENTI
Nello zainetto del gambiano, gli agenti avevano rinvenuto marijuana, un trita erba e 120 euro in contanti. L'erba avrebbe potuto rendere un'ottantina di dosi. Sul loro conto pendono numerosi precedenti di polizia, per uno dei due l'ultimo risale a fine febbraio. «Eppure per il giudice si tratta di nullatenenti che pure hanno bisogno di mangiare e non di spacciatori. Ora sono liberi di tornare a dare fastidio a mio figlio e a tanti altri. Quando finirà il lockdown noi di Rebibbia non saremo comunque liberi di uscire perché ancora assediati dai pusher». 
Alessia Marani

Ultimo aggiornamento: 08:24 © RIPRODUZIONE RISERVATA