Roma, il bullo che faceva il boss: molotov contro un bar

A 20 anni teneva in scacco una coppia proprietaria di un locale a San Lorenzo. Consumava senza pagare: «Datemi i soldi o vi do fuoco». Ad agosto l’attentato

Mercoledì 24 Novembre 2021 di Marco De Risi
Roma, il bullo che faceva il boss: molotov contro un bar

A 20 anni in manette per tentata estorsione ed incendio doloso ad un bar di San Lorenzo, a Roma.

Il ragazzo è finito in manette dopo un'indagine dei carabinieri della compagnia di piazza Dante che ne hanno descritto la sua indole cattiva e totalmente indifferente nei confronti degli altri. Si comportava come fosse un boss di quartiere. Così l'hanno descritto le vittime, un uomo ed una donna, che hanno un bar in via dei Latini. I due, lei italiana lui straniero, sono stati per mesi in balia del ventenne che quando entrava nel locale sbatteva il pugno sul bancone e voleva essere subito servito e, ovviamente, consumava senza pagare. «Ricordati - diceva il giovane al proprietario straniero - che o mi date i soldi e mi servite gratis, oppure vi brucio il locale». Un ritornello che aveva annichilito la coppia, che in alcune occasioni ha anche dato dei soldi al giovane aguzzino: cento, duecento, cinquanta euro e oltre.

RAZZISMO

Non solo. Il ventenne ha avuto un comportamento anche razzista. Diceva al proprietario straniero che «se voleva rimanere in Italia doveva pagarlo». «Non stai qui gratuitamente, mi devi pagare per restare», queste erano altre minacce con cui si rivolgeva al proprietario. Alla moglie, invece, diceva che le avrebbe bruciato il bar se non gli avesse dato i soldi. Un crescendo di minacce e di intimidazioni tali da stordire la coppia, che ormai viveva nel terrore di trovarselo di fronte. Ma il giovane non si è limitato ha minacciare di dare alle fiamme il locale: è passato alle vie di fatto, senza porsi tanti problemi. Ha agito un giorno di agosto in pieno giorno, quando il locale era aperto e con i clienti dentro. Il ragazzo, già pieno di precedenti penali, ha tirato una molotov sull'ingresso del bar ed ha danneggiato una finestra. Il fuoco non si è propagato ulteriormente soltanto perché la proprietaria aveva a portata di mano un estintore, che ha prontamente usato per spegnere le fiamme. Una nuvola di fumo è entrata nel locale, con i clienti che sono stati costretti ad uscire visto che l'aria era divenuta irrespirabile.

LA DENUNCIA

A questo punto sono entrati in scena i carabinieri di piazza Dante. I militari innanzitutto hanno repertato la bottiglia incendiaria con la rimanenza del liquido infiammabile. Un oggetto fondamentale, perché provava che l'incendio non era scaturito da un incidente ma era stato di natura dolosa e che quindi qualcuno lo aveva procurato. I militari hanno tranquillizzato le vittime e gli hanno detto che l'unico modo per uscirne era, ammesso che lo sapessero, indicare il responsabile. Grazie alla vicinanza degli investigatori, la coppia del bar di via dei Latini ha raccontato tutta la storia del boss di quartiere. «È lui che ha lanciato la bottiglia incendiaria», hanno raccontato i proprietari. Aggiungendo nei particolari il comportamento del ventenne. «Ormai quando entra nel nostro locale abbiamo paura, come se fosse lui il vero proprietario. Ci minaccia in continuazione», hanno raccontato l'uomo e la donna ai militari dell'Arma. I carabinieri hanno trovato altre prove. C'era chi aveva visto l'incendiario in azione ed ha indicato alcuni tatuaggi che aveva: erano identici a quelli del sedicente boss del quartiere, che aveva reso la vita impossibile alla coppia del bar. I carabinieri continuano ad indagare per verificare, come si teme, che il giovane possa aver preso di mira anche altre attività commerciali. Per questo, si spera che con la divulgazione della notizia, altri commercianti della zona, eventualmente taglieggiati, possano trovare il coraggio per denunciare.

BRACCIALETTO ELETTRONICO

Ecco allora che per il ventenne sono scattate le manette per tentata estorsione ed incendio doloso. Tecnicamente per lui è scattata un'ordinanza di custodia cautelare firmata dal Gip su proposta del Pubblico Ministero. Il Giudice per le Indagini Preliminari ribadisce la pericolosità del ventenne in quanto contrario ad ogni regola e dal comportamento spietato. Per questo è stato stabilito che prima del processo, dovrà stare agli arresti domiciliari con l'applicazione del braccialetto elettronico, che darà la sicurezza che il ventenne se ne stia chiuso a casa.

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