I nuovi magistrati prenderanno “vita” tra le mura della casa dove “dettava legge” la Banda della Magliana. Illegalità che si trasforma nel trionfo della giustizia, proprio nel cuore di Roma.
E la presenza del Capo dello Stato, Sergio Mattarella, oltre che del Ministro della Giustizia, Marta Cartabia, ne evidenzia l’alto significato «trasformando questo luogo da ostentazione della legalità a sede dell’organismo che cura la formazione e l’aggiornamento di magistrati».
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La figura di Diotallevi, secondo gli inquirenti, era contigua a quella di Danilo Abbruciati, uno dei boss della “bandaccia” (detto “er Camaleonte”) ed aveva avuto la funzione di uomo-cerniera tra la Banda della Magliana e il tessuto economico-finanziario della Capitale, nell’ambito dei rapporti tenuti per conto di Cosa Nostra.
Il mega appartamento di Fontana di Trevi, dopo la confisca emessa in primo grado dal tribunale per le misure di prevenzione di Roma, passò all’Agenzia Nazionale per i beni confiscati, nonostante la Corte d’Assise nel processo del 1996 assolse Ernesto Diotallevi riconoscendone, tuttavia, i legami con la criminalità organizzata romana e siciliana. La Direzione investigativa antimafia, i Carabinieri e la Guardia di Finanza trovarono opere d’arte per un valore di 25 milioni.
Proprio per la pericolosità sociale di Diotallevi, il sequestro dell’immobile si trasformò in confisca. Il carisma criminale di “er Secco” venne riconosciuto più volte anche da Enrico Nicoletti, ex cassiere della banda. Ora questa casa cambia vita: dovrà essere un faro per l’aggiornamento di tutti i magistrati, l’Italia ci crede.