#aromavatuttobene, Rifiuti, la crisi più lunga: mille tonnellate in strada

Sabato 22 Giugno 2019 di Mauro Evangelisti
Rifiuti, la crisi più lunga: mille tonnellate in strada

La crisi più lunga mostra montagne di rifiuti sui marciapiedi di Roma da tre settimane. Sono gli stessi sacchetti, fermi sotto il sole, a quaranta gradi, la spazzatura va in putrefazione perché Ama non è ancora riuscita a liberare tutti i quartieri. Ci sono ancora mille tonnellate di rifiuti da rimuovere, mentre ogni giorno circa 300 rischiano di non avere una destinazione finale. Il simbolo dell’indiscutibile fallimento della giunta Raggi su questo fronte non è solo lo skyline dell’immondizia, ma è anche la puzza, insopportabile.

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Ieri il vicepresidente dell’Ordine dei medici di Roma, Pier Luigi Bartoletti, ha ripetuto ciò che già aveva spiegato al Messaggero domenica: «Con questo caldo c’è un rischio sanitario». Quando finirà tutto questo? Ama aveva garantito entro la fine di questa settimana, dunque entro oggi. Ma la crisi non è finita. Usciremo dal tunnel della puzza solo a metà luglio, quando diminuirà la produzione dei rifiuti. Ecco perché, sempre Il Messaggero, mercoledì ha parlato di «estate dei miasmi», con alcuni ospedali, scuole e farmacie assediati dalla spazzatura. «La situazione è molto critica, serve un bagno di realismo», hanno ammesso ieri due componenti del nuovo Cda (Luisa Melara e Massimo Ranieri) nominato dopo quasi cinque mesi in cui la Raggi ha incredibilmente lasciato l’Ama senza una guida stabile. Quasi contemporaneamente il Movimento 5 Stelle su Facebook proseguiva nella linea «Non esiste emergenza, situazione in miglioramento». Come no.



TUNNEL
Ma perché siamo arrivati all’estate dei miasmi, che segue la crisi di Natale e il caos quotidiano? C’è una ragione contingente: i due impianti di trattamento dei rifiuti privati di Malagrotta hanno annunciato da tempo che in estate avrebbero rallentato l’attività per la manutenzione, lavorano 500 tonnellate giornaliere in meno. Ama insieme alla Regione ha cercato la disponibilità di altri impianti in giro per il Lazio. In una palese situazione di debolezza, il sistema non ha retto, c’è stata anche una sottovalutazione perché - ancora una volta - non sono stati preparati piani B e C. A questo si aggiunge il fatto che un camion su due di Ama è fermo perché in avaria. Poi c’è il quadro generale che è disastroso. Vero, Virginia Raggi ha ereditato una situazione difficile, ma in tre anni non solo non è migliorata, ma è tangibilmente peggiorata. Solo il 20 per cento dei rifiuti viene trattato in un impianto di Ama. Il resto finisce ai privati, in altre province e in altre regioni. Roma non ha una discarica e Virginia Raggi ha sempre detto che non consentirà la realizzazione di una nuova. Sta usando quella di Colleferro, ma tra cinque mesi chiuderà. La sindaca si oppone con forza all’inceneritore (l’unico del Lazio è a San Vittore), con una battaglia di principio paradossale, visto che porta i rifiuti a bruciare in Emilia-Romagna, Veneto, Lombardia (lontano dagli occhi, lontano dal cuore pentastellato).

HANNO DETTO
Resterà celebre la dichiarazione di Luigi Di Maio che a inizio 2018 disse al TgCom: «Roma sta realizzando tre impianti: uno di riciclo e due tritovagliatori».
Fake. La Raggi e l’Ama non hanno realizzato nuovi impianti, ma ne hanno perso per strada uno (non hanno evitato con una sorveglianza più rigorosa l’incendio del Tmb di via Salaria). In tre anni l’amministrazione Raggi ha prodotto solo due progetti per impianti di compostaggio, presentati in Regione: prima l’Ama ha chiesto sei mesi di proroga alla conferenza dei servizi, poi ha allegato pareri critici prodotti da Roma Capitale stessa. Ma anche con i due impianti di compostaggio i rifiuti sarebbero per strada: l’indifferenziato non viene lavorato in quel tipo di stabilimenti e rimarrebbe senza destinazione. Sintesi: non c’è nulla, neppure sulla carta, che possa fare sperare che qualcosa cambierà entro fine consiliatura. Figuriamoci a breve.

Ultimo aggiornamento: 23 Giugno, 00:45 © RIPRODUZIONE RISERVATA