Roma, rifiuti, il piano già in bilico: altri 2 anni senza impianti

Domenica 22 Dicembre 2019 di Mauro Evangelisti
Montagne di rifiuti in via Villa di Faonte a Roma
L’intesa Raggi-Zingaretti sul ciclo dei rifiuti, dopo i proclami trionfalistici di ieri, ha lasciato una scia di scontento. Soprattutto negli altri territori della provincia e del Lazio che dovranno farsi carico dei rifiuti romani per altri due anni. E la soluzione concordata da Regione e Roma Capitale, dopo la chiusura della discarica di Colleferro prevista per il 15 gennaio prevede non solo di utilizzare altri impianti del Lazio, ma anche di esportare spazzatura oltre confine. Non mancano i punti deboli. Parentesi: in questi giorni varie zone di Roma sono ricoperte di rifiuti. Visto che la discarica di Colleferro è aperta e i tmb stanno funzionando, non si capisce perché Ama non riesca a raccogliere i rifiuti con una accettabile (pur con gli standard romani) puntualità.
Partiamo dall’area che, anche se non viene detto apertamente, Roma Capitale si accinge a scegliere: Tragliatella. Si tratta di una cava di basalto ormai esaurita nel XIV Municipio. I proprietari hanno già fatto sapere di essere contrari alla discarica. La cava è ormai stata riempita. Regione e Campidoglio scriveranno al Governo chiedendo un decreto che velocizzi i tempi delle procedure amministrative. Roma Capitale realizzerà l’impianto senza coinvolgere Ama. Se i proprietari si rifiuteranno di vendere l’area, dovrà utilizzare lo strumento dell’esproprio. E questo potrebbe allungare i tempi, anche alla luce di eventuali ricorsi alla giustizia amministrativa. In sintesi: sulla carta Roma dice che farà la discarica, nella pratica prima di aprirla passerà molto tempo. E la Capitale rischia di ritrovarsi per mesi con i rifiuti per strada (spoiler: la Regione darà la colpa al Campidoglio, il Campidoglio darà la colpa alla Regione). Ieri pomeriggio c’è stata una prima manifestazione dei residenti a Tragliatella (XIV Municipio). «Raggi e M5S ci condannano alle discariche» osservano da Fdi Federico Rocca (responsabile enti locali) e Alberto Mariani (capogruppo al XIV Municipio).
 
E in questi due anni (o 18 mesi a volere essere ottimisti) necessari per realizzare la discarica che facciamo? Nel Lazio ci sono altre discariche, ma non hanno grandi disponibilità: Civitavecchia rischia di dovere accogliere più scarti romani, lo stesso vale per Roccasecca. Sul tavolo una richiesta per una discarica a Magliano Romano. C’è sempre il nodo dei centri di stoccaggio. Tutto è possibile, visto che la Regione si è impegnata a eliminare dal piano dei rifiuti l’obbligo per Roma Capitale di essere autosufficiente. Inoltre, il Tmb di Rocca Cencia deve andare in manutenzione, addirittura è stato promesso al Municipio VI la sua chiusura. Questo comporterà la realizzazione di nuovi impianti simili (o il via libera a quello esistente, ma fermo, ad Albano) che potrebbero pesare sul resto della provincia proprio a causa delle modifiche promesse dalla Regione nel piano regionale dei rifiuti.
 
E mentre Zaghis, nel suo piano industriale, sogna un’Ama che investe sugli impianti e addirittura progetta un termovalorizzatore, la realtà è differente: in attesa della discarica di Tragliatella (se mai sarà realizzata) aumenta la dipendenza di Ama da altri territori. Sarà chiesto all’Abruzzo un nuovo accordo per 90 mila tonnellate; si è già parlato dell’intesa con l’emiliano-romagnola Hera (ma Zaghis sta trattando anche con altre aziende) per un incremento dell’esportazione; con l’aiuto del Governo si punta a un bando per spedire anche parte dei rifiuti all’estero. Altro che investimenti, Ama (e i romani) continuerà a pagare per esportare rifiuti. Lo stesso Zaghis racconta che Ama per portare gli scarti in altri impianti e in altri territori in un anno spende 136,4 milioni di euro, destinati a diventare 150 nel 2020. E questa cifra è limitata solo alla parte indifferenziata, perché Roma porta in Veneto e Friuli anche la frazione organica della differenziata.
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