Roma, riaprono gli alberghi ma poche le prenotazioni. «La ripresa? Nel 2021»

Martedì 1 Settembre 2020 di Fabio Rossi
Roma, riaprono gli alberghi ma poche le prenotazioni. «La ripresa? Nel 2021»

Sei mesi terribili alle spalle (tra primavera ed estate) e una ripresa che ancora non si vede. Gli alberghi, uno dei pilastri dell'economia romana, tentano di ripartire dopo l'emergenza Covid-19. Ma si scontrano ancora con i tanti dubbi sul futuro della pandemia e con un turismo (soprattutto quello internazionale) che è ancora ben lontano dagli standard abituali della Città eterna. Oggi riapre lo storico hotel Hassler, a Trinità dei Monti, dopo una breve pausa estiva. Ma il panorama della Capitale vede ancora troppe strutture chiuse, soprattutto quelle più grandi e di categoria superiore, mentre le aperture sono più frequenti tra gli alberghi medio-piccoli, specie se a conduzione familiare. «Purtroppo la situazione resta molto difficile - commenta Giuseppe Roscioli, leader romano di Federalberghi - a causa del crollo del turismo ma anche per l'utilizzo massiccio dello smart working che, oltre a svuotare gli uffici, ha ridotto all'osso gli spostamenti per motivi di lavoro, contribuendo a ridurre ulteriormente le prenotazioni».

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IL SETTORE
Attualmente a Roma ci sono circa 1.200 alberghi, ai quali si aggiungono 12 mila strutture registrate tra b&b, affittacamere, ostelli e altro, per un totale di centomila posti letto. A questo dato va aggiunto il mercato parallelo di stanze e appartamenti che si trovano sul web. Soltanto sul portale Airbnb, uno dei leader mondiali del settore, si trovano quasi 33 mila offerte di sistemazioni in città, con altri centomila posti letto disponibili. Tra gli hotel, al momento ne è aperto meno di un terzo, di cui circa duecento nel centro storico. Con la prospettiva, secondo le stime di Federalberghi, ti toccare quota 500 entro la fine di settembre. «Ma probabilmente molti poi richiuderanno, in attesa della primavera - spiega Roscioli - anche perché attualmente abbiamo appena il 20 per cento di stanze occupate, nonostante le strutture aperte siano poche».
LE PROSPETTIVE
Gli operatori del settore, coronavirus permettendo, si attendono una vera e propria ripresa non prima di marzo del prossimo anno: molti di questi hanno quindi deciso di saltare questi mesi, tenendo chiuse le proprie strutture, con forti ripercussioni anche sul piano dell'occupazione.

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Da Stati Uniti e Sud Est asiatico, per esempio, è difficile immaginare arrivi sostanziosi di turisti prima di altri 6-7 mesi. E così, mentre gli hotel aprono a singhiozzo, soffre anche il vasto mondo della ricettività assicurata da b&b, case vacanze e affittacamere. Resiste solo chi è proprietario dell'appartamento immesso sul mercato del turismo, mentre sono tanti i gestori di case altrui che hanno disdettato il contratto di affitto, non riuscendo più a rientrare delle spese sostenute.
LE REGOLE
Gli albergatori, intanto, si sono dovuti organizzare per i rispetto delle norme previste dai regolamenti sanitari decisi per contenere il contagio da Covid-19. Secondo il protocollo per alberghi e strutture ricettive, per esempio, la mascherina è obbligatoria per gli ospiti nelle aree comuni al chiuso e quando non sia possibile mantenere la distanza di sicurezza di almeno un metro.

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Non è necessario quindi mettersi la mascherina nei luoghi all'aperto, come nei giardini o nei cortili, se è possibile stare distanti almeno un metro dalle altre persone. Le protezioni sono sempre obbligatorie, invece, per il personale. Viene inoltre prevista la possibilità (ma non è un obbligo) di misurare la temperatura corporea con termoscanner. Queste regole per contenere la diffusione del coronavirus devono essere comunicate alla clientela degli alberghi con cartelli in diverse lingue.
Quindi la sanificazione delle camere: quando cambiano gli ospiti, bisogna pulire accuratamente e disinfettare ambienti, arredi, biancheria e utensili (nel caso di residence e case in affitto).
 

 

 

Ultimo aggiornamento: 07:31 © RIPRODUZIONE RISERVATA