Andrea, 23 anni: «Io, ricattato sul web per quelle foto osè», denunciata una donna

Giovedì 2 Settembre 2021 di Laura Bogliolo
Andrea, 23 anni: «Io, ricattato sul web per quelle foto osè», denunciata una donna

Non voglio che succeda anche ad altri, per questo ho deciso di denunciare tutto pubblicamente e di metterci la faccia». Andrea Giorgini, 23 anni, romano, ha pubblicato su Facebook un post nel quale raccontava di essere stato vittima di revenge porn. «Qualcuno sta facendo girare alcune mie foto riprese durante una videochiamata - ha scritto - provando senza successo a estorcermi dei soldi».

Ricatto denunciato su Facebook

«Al terzo giorno di terrore ho deciso di raccontare tutto - dice Andrea al Messaggero - il mio post è stato un grido per dire basta, non devo vergognarmi della mia vita sessuale e non devo vivere nel timore che qualcuno infanghi la mia reputazione perché ha mie pose sessuali».

Andrea, studente, attore comico emergente, esperto di comunicazione nel settore politico, racconta: «Una ragazza che non conoscevo mi ha contattato su Facebook, diceva di essere di passaggio in Italia, aveva tra gli amici alcuni dei miei, abbiamo quindi iniziato a parlare poi abbiamo fatto una videochiamata su Facebook nella quale si è presentata in pose sessuali, l’ho fatto anche io e all’improvviso ha proiettato il mio video dicendomi che lo avrebbe pubblicato online per rovinare la mia vita professionale». Giorgini parla di «una strategia di paura premeditata». 


LA REAZIONE
Ma ha trovato la forza di reagire. «Ho avuto - dice - la prontezza di prendere in mano la situazione». E così ha anticipato le mosse dei suoi aguzzini e ha raccontato su Facebook delle «foto riprese durante la videochiamata e la richiesta di soldi, 3.700 euro». Ha quindi chiesto ai suoi contatti di condividere il post «affinché la minaccia estorsiva cessasse e nessuno si sorprendesse se trovava foto di me sessuali».

«Dice che lo manderà al mio luogo di lavoro, ma io lavoro presso me stesso - si legge nel post nel quale Giorgini ha denunciato quello che gli stava accadendo - Dice che lo manderà ai miei cari, così sapranno quanto vado fiero del mio corpo, dopo una vita spesa a mortificarmi. Dice che lo manderà a un sito porno». Poi la spiegazione del perché ha deciso di non arrendersi e di non lasciarsi sopraffare. «La banalità del revenge porn è racchiusa nel senso di queste due frasi: derisione e stigma. Per un attimo volevo nascondermi - scrive - ma poi ho pensato alle tante vite spezzate da un gesto simile, alla lista dei corpi violati a cui mi sarei aggiunto, ma sapete che vi dico? Questa storia non ha senso».

E aggiunge: «Non devo vergognarmi della mia vita sessuale, non ho fatto nulla di male e sono andato a denunciare tutto alla polizia postale». Per un giorno il telefono di Andrea ha continuato a squillare ossessivamente, era tartassato dalle richieste di soldi. Poi su consiglio della polizia postale ha reso privato il suo profilo Facebook, e ha oscurato la lista degli amici in modo che la catena del ricatto potesse fermarsi. Dopo un po’ il telefono ha smesso di squillare. L’assedio era finito. «Hanno visto che non ho più paura e così hanno smesso di cercarmi».

E ora, con la sua testimonianza spera di dare coraggio a chi, come lui, è vittima di revenge porn. «Ci metto la faccia - conclude - spero la mia esperienza possa servire anche per i casi in cui l’aguzzino è un partner o una persona fidata. Alla cultura dello stupro rispondiamo con coraggio e fierezza dei nostri corpi». 
 

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