Roma, reddito cittadinanza: le false dichiarazioni di pusher e finti poveri

Martedì 2 Giugno 2020 di Adelaide Pierucci
Roma, reddito di cittadinanza: le false dichiarazioni di pusher e finti poveri

Redditi di cittadinanza ottenuti a tutti costi. È piena di sfumature la truffa ai danni dello Stato per carpire sussidi non dovuti. Mancate segnalazioni di inizi lavori come dipendenti, proprietà immobiliari e redditi taciuti nelle apposite domande. A piazzale Clodio la procura ha aperto una inchiesta sui “furbetti del reddito”. Al vaglio decine di casi che ricadono nell’apposita violazione di legge per falso. Un articolo della normativa istitutiva del reddito di cittadinanza prevede, infatti, che, «salvo che il fatto costituisca più grave reato, chiunque, al fine di ottenere indebitamente il beneficio renda o utilizzi dichiarazioni o documenti falsi o attestanti cose non vere, ovvero omette informazioni dovute, è punito con la reclusione da due a sei anni».

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IL PERCORSO
Si lavora su due fronti: l’Inps stana le scorciatoie e la procura procede. Come nel caso di Davide N., 27tenne di Centocelle, che pur vivendo in casa con un percettore del reddito di cittadinanza ha appositamente omesso – contesta la procura nell’atto di completamento delle indagini – di comunicare all’istituto di previdenza sociale «l’inizio di una attività di lavoro dipendente comportante variazione di reddito».

«Una informazione - riporta il capo di imputazione, firmato dal pm Carlo Villani - dovuta e rilevante ai fini della revoca o della riduzione del beneficio». Sarebbe stata una “furbata” analoga a spingere Agnese P., 40enne disoccupata di Portonaccio «a ottenere indebitamente la concessione del beneficio per 400 euro al mese omettendo informazioni dovute». Come quella di non indicare nella dichiarazione sostitutiva ai fini Isee che il marito avesse percepito l’anno precedente, tra le varie somme, anche 11.000 euro frutto di buste paga. Non una circostanza di poco conto. «Se segnalata - riporta l’atto di chiusura dell’indagine - sarebbe risultato un reddito incompatibile con la concessione del sussidio».

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Si moltiplicano le segnalazioni di acquisti inappropriati col sussidio. Tra i casi emblematici quello di un disoccupato di Tor Sapienza percettore del reddito arrestato all’interno del carcere di Rebibbia mentre tentava di consegnare dosi di hashish alla fidanzata detenuta. Lo stupefacente, per 22 dosi, era nascosto negli slip, pronto per essere consegnato al momento dei saluti.

Con quali soldi avesse acquistato lo stupefacente l’arrestato lo aveva chiarito in aula su esplicita richiesta del giudice: «Vivo con le 300 euro della pensione di invalidità e da un mese anche coi 1000 del reddito di cittadinanza. Lo stupefacente l’ho comprato con quei soldi: una sorpresa alla fidanzata per il compleanno».

Intanto a febbraio la Cassazione ha stabilito riguardo il reddito che costituiscono reato le false indicazioni o le omissioni, anche parziali, dei dati dichiarati, indipendentemente dalla effettiva sussistenza delle condizioni di reddito per l’ammissione al beneficio. Per la legge deve prevalere sempre il senso di lealtà.

Ultimo aggiornamento: 18:54 © RIPRODUZIONE RISERVATA