Truffatori tout court. In primavera erano stati sorpresi e fermati dai carabinieri della Compagnia di Piazza Dante mentre mettevano a segno l'ennesimo raggiro nei confronti di persone anziane, malate e indifese: «Signora suo figlio ha avuto un terribile incidente, è in difficoltà e gli servono dei soldi. Ha mandato a me per prenderli», il refrain per fare leva sull'angoscia del genitore disposto ad aprire subito il portafogli. A distanza di alcuni mesi i sette truffatori, tutti appartenenti a una stessa famiglia originaria di Napoli, sono stati denunciati per avere percepito indebitamente il reddito di cittadinanza, dichiarando il falso per ottenerlo.
LE BUGIE
I sette pensavano di potere portare a termine anche questa truffa, stavolta ai danni dello Stato, facendola franca, ma i carabinieri, attraverso una accurata indagini documentale sono risaliti alla fitta sequela di bugie, riscontrando anche che i singoli componenti del nucleo familiari abitavano in luoghi diversi da quelli effettivamente dichiarati. Motivo per cui sono stati tutti denunciati e, allo stesso tempo, è stata immediatamente sospesa l'erogazione del sussidio da parte dell'Inps. L'istituto di previdenza provvederà a chiedere anche gli arretrati. Gli accertamenti che i carabinieri avviano ogni qualvolta sospettino di una indebita percezione del reddito, vengono approfonditi dai colleghi del Nil, il Nucleo ispettorato del lavoro, e si basano sull'incrocio dei dati forniti con quelli in possesso dell'Inps. Un tipo di controllo che ormai avviene in maniera sistematica. Durante le verifiche effettuate nell'arco dello scorso anno una posizione su tre di quelle analizzate a Roma è risultata mendace. I 7 napoletani della banda di trasfertisti specializzati nelle truffe del falso incidente ai danni degli anziani, aveva agito in più quartieri della Capitale, prendendo di mira soprattutto l'area di San Giovanni e di piazza Re di Roma. Ciascun componente aveva un suo ruolo specifico.
IL BOTTINO
Prima di agire, per esempio, c'era chi annotava i civici degli edifici sprovvisti di portieri e telecamere, li inviava al complice in Campania che forniva i numeri di telefono carpiti dalle pagine bianche a un telefonista. Quelli che erano a Roma chiamavano: «Signora suo figlio ha avuto un incidente, è in caserma, per rilasciarlo ci vogliono 3mila euro, mandiamo una persona». A volte si fingevano marescialli, altre avvocati. I colpi, nella Capitale e in altre città d'Italia, avrebbero fruttato quasi 200mila euro. Quando l'anziano non aveva denaro contante, si facevano consegnare l'oro oppure pretendeva prelievi dalla carta di credito. In questi pochi mesi, infine, erano riusciti a intascarsi anche quasi 21mila euro di reddito di cittadinanza.
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