I furbetti del reddito di cittadinanza sono ormai un esercito. Un esercito di finti poveri che mese dopo mese ingrossa le sue fila. Solo alla Procura di Roma, fino a oggi, sono circa un migliaio gli indagati per aver indebitamente percepito il sussidio. Tra di loro ci sono anche delinquenti, alcuni addirittura condannati per mafia e per terrorismo. Per gestire questa mole di fascicoli sono stati coinvolti tutti i magistrati del pool dei reati contro la pubblica amministrazione. Ognuno di loro ha in carico dai 100 ai 200 fascicoli.
Per quanto riguarda le denunce arrivate fino a fine 2021, è il nucleo di polizia economica-finanziaria di Roma ad avere fatto gli accertamenti su 693 furbetti. In totale - secondo i calcoli della Finanza - sarebbero stati liquidati dallo Stato circa 4 milioni e mezzo di euro a persone che non avevano diritto al redditto di cittadinanza. A questi si aggiungono altri 300 indagati dall'inizio dell'anno a oggi. L'accusa ipotizzata è indebita percezione di erogazioni in danno dello Stato.
Pene fino a 6 anni
All'interno di questo macro-insieme ci sono tre diverse tipologie di condotte illecite sanzionate dal decreto legge n.4 del 28 gennaio 2019, ossia le «disposizioni urgenti in materia di reddito di cittadinanza e di pensioni». «Chiunque rende o utilizza dichiarazioni o documenti falsi o attestanti cose non vere» e chi «omette informazioni dovute», è punito con la reclusione da 2 a 6 anni. In questo caso, gli indagati dovranno passare per l'udienza preliminare. Chi, invece, «omette di comunicare le variazioni del reddito o del patrimonio», «nonché di altre informazioni dovute e rilevanti ai fini della revoca o della riduzione del beneficio» è punita con la reclusione da uno a 3 anni. In questo caso, la Procura può chiedere la citazione diretta in giudizio. Tutti questi procedimenti verranno trattati singolarmente, perché non è emerso dalle indagini che ci fosse una regia comune dietro le false dichiarazioni presentate per ottenere il sussidio. Ciò significa che, a breve, le aule del Tribunale di Roma si intaseranno di centinaia e centinaia di processi gemelli.
Il Caf di riferimento
Indagando su un gruppo di persone pizzicate a rilasciare dichiarazioni false nelle autocertificazioni, gli inquirenti si sono accorti che molti di loro avevano presentato la richiesta tramite lo stesso Caf. Il passo successivo è stato individuare il dipendente che aveva curato le pratiche. Secondo la ricostruzione del pm Carlo Villani, avrebbe aiutato decine di imbroglioni a compilare i moduli per ottenere l'aiuto statale, anche a costo di dichiarare il falso.
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