Premio Messaggero per i giovani «La dignità è un diamante da preservare»

Sabato 6 Febbraio 2021
Premio Messaggero per i giovani «La dignità è un diamante da preservare»

Continua l’iniziativa letteraria dedicata alla memoria di Emanuele Morganti e Willy Monteiro Duarte.

Dallo scorso 20 gennaio siamo entrati nella terza fase e le modalità per partecipare, riportate a fianco, e inviare i vostri componimenti, sono le consuete. Oggi pubblichiamo altri tre elaborati della terza fase arrivati in redazione.

Ecco le regole per partecipare

Il testo dovrà essere inviato in formato digitale (file Word o Pdf) all’indirizzo email concorso-letterario@ilmessaggero.it. È necessario allegare anche il modulo di partecipazione scaricabile sul sito www.ilmessaggero.it/concorso-letterario. Gli elaborati dovranno essere inviati entro il giorno 20 del mese e la proclamazione dei tre vincitori (che riceveranno ognuno un tablet con l’edizione digitale del Messaggero) sarà comunicata sull’edizione cartacea e online del giornale. Anche i premi saranno inviati entro la fine di ogni mese. Gli elaborati saranno pubblicati in tutto o in parte sul giornale e sul sito.

Aiutare chi ha bisogno a non cadere per terra

Davide Castiello, 16 anni

Cos’è la dignità? La dignità è qualcosa che non si vede e non si può toccare. Nei secoli la dignità delle persone è stata infranta e distrutta.
Popoli, persone fedeli, uomini e donne sono stati perseguitati, torturati, derisi e scherniti.
L’uomo per natura domina: domina la natura, che stiamo deturpando, con gli animali che trattiamo senza rispetto, ma, cosa più importante, con le persone più deboli di noi. 
Capita che tutti, nessuno escluso, possano ferire qualcuno, non per forza fisicamente, ma mentalmente o emotivamente, magari per il suo aspetto fisico o perché viene da un paese diverso dal nostro. Senza neanche accorgersene, si contribuisce ad uno incontro di box. 
Perché un incontro di box? 
Quando sento parlare di discriminazioni nei confronti di chi è più debole, di chi appartiene a una certa etnia o di chi è di un’altra religione, immagino un incontro di box, dove ogni persona si ritrova sola, avendo a disposizione solo le proprie mani per difendersi contro tutti; ognuno con le sue azioni o con le sue parole contribuirà a mettere questa persona ko.
Per questo penso che la dignità debba essere come un diamante, indistruttibile e brillante. 
Quando ci diciamo “io solo contro tutti, cosa posso fare?”, forse la risposta è niente, ma, nel nostro piccolo, possiamo aiutare chi subisce queste cattiverie. 
Magari riusciremo noi a parare qualche colpo, probabilmente ci faremo male, ma siamo sicuri che chi ha bisogno di aiuto non cadrà definitivamente. 
La dignità è un qualcosa che non si può descrivere a parole, perché, oltre al rispetto, alla carità che possiamo avere nei confronti di qualcuno, quello che conta sono le nostre azioni quotidiane, le nostre parole, il nostro affetto, il nostro aiuto e il nostro tempo che possiamo donare a chi non è riuscito a viverlo liberamente.

Non lasciamoci cambiare dai (pre)giudizi

Gabriele Conti, 16 anni

Cosa penso sia davvero importante per me? La consapevolezza della propria dignità. Credo che questo sia un concetto estremamente sottovalutato e poco discusso ad oggi. Le persone tendono difficilmente a tutelare la propria, a causa di tanti fattori quali disuguaglianze sociali ed economiche, fama, forza... 
Io penso di essere molto fortunato, perché, nonostante non sia nessuno su questo pianeta, data la mia classe sociale, la mia età e una grossa serie di “balle” comunemente chiamate “convenzioni sociali”, mi ritengo dignitosamente una persona intelligente, ricca, simpatica (e antipatica quando serve ad abbattere ogni stereotipo esistente). 
La gente che riserva per me un mix di cattiverie, che non elencherò certo in questo tema, non riesce a prendermi in giro o a scalfire in qualche modo i miei sentimenti; ci prova e ci riprova, ma niente e, seppure io sia un ragazzo estremamente sensibile, sono in grado, grazie alla mia intelligenza, di non cadere nel tranello, riuscendo così a preservare la mia dignità. Per fare un esempio, ho abbattuto ogni canone che riguardi l’essere o il modo di essere maschile e femminile. Se voglio andare in giro con lo smalto, con il trucco o con un qualsiasi indumento identificabile come femminile, lo faccio e basta, perché la gente non riuscirà mai ad annullare la mia dignità, non sarà il loro giudizio a cambiare me, un po’ come l’orientamento sessuale. 
Io voglio sentirmi ciò che desidero, indipendente dal giudizio degli altri. Se mi sento dignitosamente un maschio, al quale piacciono le ragazze, preservo ugualmente la mia dignità e la mia identità, anche andando in giro vestito da donna, perché io, sempre, so di essere me e sono fiero di essere quello che sono, anche grazie al supporto costante della mia famiglia e di tutte le persone che mi vogliono bene.

Anche la rabbia social può rivelarsi fatale

Marco Tocci, 16 anni

La velocità con cui un tweet raggiunge migliaia di cellulari in tutto il mondo è pari a una manciata di secondi e, se da una parte questo agevola lo scambio di notizie e rende a tutti accessibile la lettura di un fatto di cronaca, dall’altra, se viene condivisa una fake news, dà la possibilità a un qualsiasi “imbecille”, definizione mutuata dallo scrittore Umberto Eco, di raggiungere le case di ognuno di noi e di istigare nelle menti più suscettibili, e non solo, dubbi e paranoie, che rischiano di offuscare la ragione e di risolversi in comportamenti insensati e incivili. 
È diventato molto complesso discernere le informazioni veritiere, che provengono da una fonte affidabile, da menzogne diffuse con lo scopo di iniettare paura o creare scompiglio, approfittando magari di momenti storici molto delicati come quello che stiamo vivendo, a causa della pandemia di Covid-19.
Forse, allora, il principio di democrazia per cui si garantisce a tutti la libertà di parola, in questi casi, entra in contrasto con il diritto alla quiete pubblica, la famigerata pace sociale auspicata da Dante, indispensabile per uno sviluppo completo dell’uomo e per la conduzione di una vita sana, soprattutto a livello psicologico. 
Se, prima dell’arrivo dei social network, il raggio d’azione di una supposizione o di una battuta era limitato alla cerchia di persone che la ascoltavano, non creando problemi all’intera comunità, adesso, nell’era digitalizzata, questo raggio è diventato sconfinato e, anche se spesso non ce ne rendiamo conto, possiamo danneggiare gravemente la società in cui siamo inseriti o anche un solo individuo, che però può reagire con atti irreparabilmente fatali. 
Per evitare queste spiacevoli situazioni e far sì che i social siano veramente un valore aggiunto per tutti noi e non un ulteriore pericolo da cui guardarsi, bisogna imparare a utilizzarli, ma soprattutto bisogna imparare a farlo in maniera responsabile e pienamente consapevole.

Ultimo aggiornamento: 7 Febbraio, 23:16 © RIPRODUZIONE RISERVATA