Pamela Mastropietro, lo psichiatra: «Era borderline». La compagna di Oseghale
non si presenta in aula

Mercoledì 13 Marzo 2019
Pamela Mastropietro, lo psichiatra: «Era borderline». La compagna di Oseghale non si presenta in aula

La compagna di  Innocent Oseghale, Michela Pettinari, chiamata a deporre nel processo per il tremendo omicidio di Pamela Mastropietro, non si è presentata in aula nella terza udienza, davanti alla Corte di Assise di Macerata. Questa mattina è stato ascoltato anche Giovanni Di Giovanni, psichiatra e consulente per la comunità Pars di Corridonia, dalla quale si allontanò Pamela. Secondo lo psichiatra Mastropietro «venne da noi con una diagnosi borderline grave e dipendenza da sostanze stupefacenti .

IL PROCESSO - Il processo vede imputato Innocent Oseghale, il nigeriano accusato di aver ucciso e fatto a pezzi Pamela  a gennaio dello scorso anno nella cittadina marchigiana.  La scorsa settimana erano stati ascoltati il collaboratore di giustizia Vincenzo Marino, supertestimone dell'accusa, e tre ex compagni di cella dell'imputato. 

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LA COMPAGNA DEL NIGERIANO NON SI PRESENTA - «Pettinari non è presente, è stata cercata a casa, ma è irreperibile», ha detto il procuratore di Macerata Giovanni Giorgio.

La procura si è detta disponibile a rinunciare all'audizione a condizione che vengano acquisiti i verbali di sommarie informazioni resi dalla stessa e dei sequestri effettuati dalla guardia di finanza. Sull'acquisizione dei verbali c'è stato il consenso di tutte le parti, ma l'avvocato Andrea Marchiori, legale di parte civile che difende il proprietario della casa di via Spalato dove è avvenuta la morte della 18enne, non ha acconsentito alla rinuncia. La Corte si è riservata di verificare, all'esito dell'udienza, la necessità o meno di ascoltare la teste alla luce delle acquisizioni dei verbali.

LO PSICHIATRA DI PAMELA -  Lo psichiatra Di Giovanni durante l'udienza ha dichiarato che Mastropietro «venne da noi con una diagnosi borderline grave e dipendenza da sostanze stupefacenti . È arrivata con una situazione clinica molto complessa». Lo psichiatra ha raccontato che intorno «al 7 dicembre 2017 Pamela iniziò ad avere delle note depressive» tanto che gli fu somministrato un altro farmaco. Si iniziò un «progetto, si fece in modo che la ragazza riprendesse gli studi, un programma terapeutico finalizzato ad obiettivi con un significato emozionale. Il problema iniziò a sorgere verso il 26 dicembre quando è stato riferito», ha continuato il consulente della comunità, che la ragazza «si induceva vomito e si era fatta delle autolesioni».
 
 


 


Secondo lo psichiatra Pamela aveva comportamenti devianti: ad esempio «idealizzava una vita da escort», ma ciò come la promiscuità sessuale, ha spiegato,  è un tratto della patologia dalla quale Pamela era affetta ossia quella borderline grave. Da alcuni esami sarebbe emerso che Pamela aveva assunto «oppiacei due mesi prima morte», ha osservato il legale della famiglia della vittima, sottolineando che in quel periodo la 18enne era già in comunità: lo psichiatra ha escluso in linea di massima che nella comunità possa entrare stupefacente: «I controlli quando qualcuno viene da fuori sono terribili, ci sono perquisizioni», ha sottolineato lo psichiatra. Il giorno in cui Pamela si allontanò dalla comunità ebbe un «diverbio con un operatore durante il pranzo», ha concluso. 

GLI ALTRI TESTIMONI - Oggi sarà la volta di altri testimoni: è stato chiamato anche il tassista che diede un passaggio a Pamela, ma anche la compagna di Oseghale. Il papà e la mamma di Pamela, che indossa sempre una maglietta rosa con la stampa della foto della figlia, siedono in aula a pochi metri da Oseghale che, seduto nella gabbia d'aula, ha il capo chino e guarda nella direzione opposta a quella dei genitori della 18enne romana.
 

Ultimo aggiornamento: 14 Marzo, 19:51 © RIPRODUZIONE RISERVATA