Il tema scolastico assegnato dalla professoressa aveva un titolo chiaro: «Avvenimenti importanti della mia vita fino ad oggi». E invece Salma, una quindicenne bengalese che abitava a Ostia - il nome è di fantasia -, aveva iniziato a raccontare dei suoi sogni e, soprattutto, delle vessazioni che avrebbe subito: «Mi piace l'Italia, perché la donna è indipendente.
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LA DIFESA
Mamma e papà, assistiti dall'avvocato Lucia Gasperini, raccontano però una versione molto diversa dei fatti. Dicono di amare la figlia, di non averle mai impedito di studiare. Sostengono che, probabilmente, la ragazzina stia attraversando una fase di ribellione e di rifiuto per la tradizione islamica. «Non sono state svolte indagini oltre alla raccolta delle dichiarazioni della parte offesa e dei genitori - ha dichiarato il legale - In famiglia sono disperati e sono disposti ad affidarsi alle istituzioni italiane per trovare supporto nell'educare la figlia, a cui vogliono bene. Non è mai stata picchiata a sangue come lei riferisce. Con il fratello ci sono state delle spinte, non si spiegano i 15 giorni di prognosi del pronto soccorso. Ci chiediamo se saranno fatte perizie psicologiche per capire perché stia dicendo tante cose non vere».
Alle parole di Salma, invece, ha creduto la Procura. Nel capo di imputazione viene sottolineato che madre, padre e fratello avrebbero maltrattato la ragazzina, picchiandola e spintonandola «se non rispondeva alle regole culturali e religiose imposte», costringendola ad indossare il velo islamico, impedendole di frequentare gli amici di scuola.
«REGIME VESSATORIO»
Per il magistrato, la quindicenne avrebbe vissuto in un regime «vessatorio». Le sarebbe stato imposto di provvedere ai bisogni della famiglia: cucinare, pulire casa, accudire la sorella più piccola. La minaccia era quella di venire portata in Bangladesh, dove sarebbe stata costretta a sposare un connazionale e a portare il burqa. In un'occasione la ragazzina, secondo l'accusa, sarebbe anche stata colpita con una scopa e con pugni che le avrebbero fatto sanguinare la bocca. Il 13 ottobre dello scorso anno, il fratello di Salma avrebbe schiaffeggiato la sorella che si era rifiutata di indossare il burqa che la madre aveva appena comprato. Nel capo di imputazione si legge che la ragazzina, all'epoca quattordicenne, sarebbe caduta a terra e avrebbe sbattuto la testa contro l'armadio. Secondo la Procura, il padre di Salma le avrebbe imposto regole rigide, «privandola della libertà di vestire, uscire e comunicare autonomamente con i coetanei». Avrebbe anche parlato con i familiari della decisione di farle sposare un connazionale, «senza tenere in alcun conto la tenera età della minore e la sua volontà contraria». Di fronte a quella prospettiva, Salma era scappata di casa e aveva sporto denuncia. «Un dato da sottolineare è che in quei giorni la madre era andata in Balgladesh insieme alla sorella di Salma, mentre lei era stata lasciata a casa su consiglio degli insegnanti, che avevano detto che sarebbe potuta rimanere indietro con il programma scolastico. Quindi non c'era nessuna intenzione di ostacolare gli studi, tanto che la ragazzina prendeva anche ripetizioni», ha dichiarato l'avvocato Gasperini.