Olgiata, killer libero dopo 10 anni. «È l'ultima ferita». Winston lunedì esce dal carcere

Lunedì esce dal carcere Manuel Winston Reyes, l’uomo che nel ‘91 uccise la contessa. Il figlio della vittima: «Nessun pentimento ed è già fuori, trovo tutto questo aberrante»

Giovedì 7 Ottobre 2021 di Giuseppe Scarpa
Olgiata, killer libero dopo 10 anni. «È l'ultima ferita». Winston lunedì esce dal carcere

Manuel Winston Reyes è ormai un uomo libero. Il filippino, maggiordomo, assassino di Alberica Filo Della Torre conta le ore che lo separano dalla scarcerazione. Uscirà lunedì prossimo. Dopo appena 10 anni dalla condanna, e 30 dall’uccisione della contessa, l’uomo varcherà il cancello d’uscita del penitenziario per non ritornarvi mai più. L’undici di ottobre è l’ultimo giorno barrato con la x nel calendario dell’ex detenuto Reyes. Il suo conto con la giustizia è stato saldato. Una giustizia che aveva impiegato venti anni per individuarlo quale unico responsabile dell’omicidio avvenuto il 10 luglio del 1991, nella villa all’Olgiata, zona residenziale a nord di Roma.

Adesso resta, invece, una ferita indelebile nel figlio della contessa Manfredi Filo Della Torre: «Sapere che per un omicidio si scontano solo 10 anni è aberrante». «Capisco - aggiunge l’uomo - il garantismo, le tutele ma ricordo a tutti che Reyes è un assassino che non si è mai pentito per ciò che ha fatto ed è stato individuato come l’unico responsabile dopo 20 anni dall’omicidio grazie a mio padre». «È stato incastrato - spiega Filo Della Torre - solo dopo le indagini private di mio padre, non ci fosse stato lui non sarebbe mai stato scoperto. Devo dire - conclude - che provo una profonda amarezza per un sistema che non è stato in grado di individuare il colpevole e poi dare la giusta pena».

Il delitto dell'Olgiata, la vicenda

Gli inquirenti avevano seguito piste sbagliate, che coinvolgevano i servizi segreti, e non avevano investigato a fondo sulle prove acquisite. Così l’assassino che poteva essere subito individuato - come nel più classico dei gialli - nel maggiordomo carico di livore per essere stato licenziato, era uscito fuori dai radar per rientrarci, e non uscirne più, nella primavera del 2011. Un’inchiesta riaperta grazie alla tenacia del marito di Alberica Filo Della Torre, Pietro Mattei, che aveva preteso analisi più accurate del Dna. Reyes, difeso dall’avvocato Nicodemo Gentile, era stato condannato a 16 anni di reclusione il 14 novembre del 2011, sentenza confermata il 9 ottobre del 2012. L’ex maggiordomo ha perciò beneficiato di una serie di sconti che ne hanno ridotto la pena. A Roma batte un sole torrido la mattina del 10 luglio del 1991. Alberica Filo della Torre, 42 anni, è sposata con Pietro Mattei, un costruttore. Nell’elegante villa a nord della Capitale, all’Olgiata, si preparano per una festa. La coppia, quella sera, vuole celebrare, con amici e parenti, i dieci anni di matrimonio. È un andirivieni di uomini e donne indaffarati per organizzare il ricevimento. Ma quel 10 luglio del 1991 non ci sarà nessun party. Il ritrovamento del cadavere di Alberica Filo della Torre, nella sua camera da letto, sancisce l’epilogo di una giornata di festa mai iniziata e l’inizio di un giallo, ribattezzato il delitto dell’Olgiata. Una tragedia in cui precipitano i figli e il marito della contessa. Non c’è un testimone che abbia visto o sentito alcunché. Inizialmente i sospetti cadono su due uomini, che vengono fermati, salvo poi essere rilasciati in poco tempo. Il primo è il figlio di un’insegnante di sostegno che lavora nella villa, definito come persona violenta. Il secondo è un ex cameriere, il filippino Manuel Winston Reyes, da poco licenziato perché ha il vizio dell’alcol.

Le piste

Entrambi vengono scagionati. Ecco allora che gli investigatori seguono le piste più suggestive, complotti, fondi neri, servizi segreti, depistaggi, conti esteri miliardari e tangenti. La verità è più semplice. Ed è dietro l’angolo. Forse nessuno avrebbe pagato per l’assassinio della contessa se suo marito, Pietro Mattei, non avesse con caparbietà spinto gli investigatori a non mollare la presa. È stato lui a far riaprire l’inchiesta nel 2007. Una macchia di sangue sul lenzuolo con il quale l’omicida aveva avvolto la donna tanti anni prima e il Rolex della contessa sporco di sangue sono le due prove che dimostrano che l’ex maggiordomo, grazie al test del dna, è l’assassino. «Mi tolgo un peso che mi portavo dietro da vent’anni» dirà Manuel Winston dopo il suo arresto. L’undici di ottobre sarà di nuovo un uomo libero. 

Ultimo aggiornamento: 9 Ottobre, 11:52 © RIPRODUZIONE RISERVATA