Roma, fuga dei medici di base, più pazienti da seguire: arrivano gli specializzandi

Solo nella Capitale, nel 2021, sono andati in pensione oltre 350 camici bianchi

Martedì 12 Aprile 2022 di Camilla Mozzetti
Fuga dei medici di base, più pazienti da seguire: arrivano gli specializzandi

Una fuoriuscita fisiologica che tuttavia pesa sull’assistenza territoriale perché i pazienti restano gli stessi, oppure aumentano, mentre si assottiglia la platea dei medici di famiglia. L’80% è nato negli anni Cinquanta del secolo scorso e la pensione - considerato il raggiungimento del 68esimo anno di età - è dietro l’angolo. Già nel 2021 solo a Roma, conteggia l’Ordine, sono andati in pensione più di 350 camici bianchi e in alcune zone della Capitale e in moltissimi Comuni dell’hinterland le Asl di riferimento hanno censito la cosiddetta “zona carente”, ovvero una zona dove non c’è il medico di famiglia.

No vax, nel Lazio arrivano le multe per 35mila senza vaccino

Roma, fuga dei medici di base

«Nella Capitale il problema si ha principalmente nelle periferie - spiega Alberto Chiriatti, vicesegretario regionale della Fimmg, la Federazione italiana medici di medicina generale - dal Trullo, che non ha medici, a Centocelle fino al Quadrano».

In provincia le zone carenti si contano intorno a Guidonia e a Tivoli.


LE APERTURE 

E allora come risolvere il problema se al fisiologico traguardo della pensione non si affianca il ricambio di professionisti? «Con la Regione Lazio - prosegue Chiriatti - abbiamo studiato varie soluzioni, alcune sono soluzione-tampone, altre più strutturali, intanto si darà la possibilità ai laureati in Medicina che stanno frequentando il corso di Medicina generale di concorrere per l’attribuzione di nuovi incarichi con un massimale di 750 pazienti». Questa nei fatti è una novità dal momento che, finora, il medico di famiglia diventava tale e poteva chiedere e ottenere il “numero regionale” di pazienti al termine del percorso formativo. Ma di necessità - è il caso di dire - bisogna fare virtù. Quindi si aprono le maglie mentre, al contempo, si alza il “massimale” (il numero di pazienti da poter iscrivere ad un solo medico) portandolo, laddove necessario, a 1.800 (quando il rapporto ottimale sarebbe mille mutuati dai 14 anni in su per ogni camice bianco). «Questa non è una soluzione che ci piace molto - aggiunge Chiriatti - ma è un rimedio tampone per far fronte all’urgenza di avere poco personale in servizio».

LE ASL

Tra l’altro, al fianco dei pensionamenti naturali, l’onda lunga del Covid-19 ha portato molti professionisti di 62-63 anni a chiedere il prepensionamento. Molte Asl, soprattutto di altre province del Lazio, stanno concordando con i medici - pediatri compresi - prossimi alla pensione un prolungamento dell’attività «su base volontaria - conclude Chiriatti - per un periodo di 6-12 mesi al massimo». Sia nel primo caso, ovvero l’innalzamento del massimale, che nel secondo, è necessario contemplare un possibile effetto: un sovraccarico per il professionista che si troverà a gestire più pazienti, avendo più iscritti, dedicando loro meno tempo e una “stanchezza” di prestazione dopo trent’anni di attività che potrebbe palesarsi pur senza l’intenzione di venire meno al giuramento di Ippocrate. A Roma servirebbero almeno 200 nuovi medici di famiglia se si considera che «entro il 2026 - fa di conto Antonio Magi, presidente dell’Ordine - un terzo di quelli che oggi lavorano (2 mila) andrà in pensione senza possibilità di restare, pur volontariamente, in servizio».
 

Ultimo aggiornamento: 01:04 © RIPRODUZIONE RISERVATA