Almeno un’aggressione al giorno nei pronto soccorso della Capitale. Così i medici da eroi, sono diventati il bersaglio di aggressioni e minacce. Un’escalation di violenza che ha costretto il pronto soccorso dell’ospedale Madre Giuseppina Vannini a raddoppiare la vigilanza notturna e diurna.
I PRECEDENTI
Con un copione che si ripete e segnalazioni che sono arrivate da tutte le strutture sanitarie della Capitale. A marzo, un uomo armato di coltello si era introdotto in uno dei reparti del policlinico Umberto I ferendo due medici. Ancora: a febbraio al San Camillo, un paziente no Vax e positivo al Covid dopo aver rifiutato le cure ha aggredito un’infermiera: dopo averla gettata a terra, l’aveva ripetutamente presa a calci in testa. Una situazione tanto al limite che all’ospedale San Giovanni i camici bianchi avevano organizzato un flash mob (11 marzo) per denunciare la situazione di pericolo in cui lavorano ormai da mesi. «Abbiamo più volte chiesto un serio intervento per quanto sta accadendo negli ospedali. Registriamo una media di aggressioni, tra fisiche e verbali, altissima: almeno una al giorno» segnala Stefano Barone, dirigente Nursind (Sindacato delle Professioni Infermieristiche).
Secondo i camici bianchi, gli episodi di violenza sarebbero addirittura raddoppiati rispetto al periodo precedente alla pandemia: «Oggi - spiega ancora Barone - c’è ancora chi è infastidito quando viene sottoposto a tampone prima di essere ricoverato. La situazione, come abbiamo segnalato in più occasioni in passato, è molto tesa e ormai al limite. I medici e gli infermieri hanno paura e sono esasperati da questo clima. Molti ospedali, come il Vannini, stanno correndo ai ripari aumentando la sicurezza. Ma intanto continuiamo a registrare aggressioni e violenze verbali».