Marco Vannini, i genitori a Domenica In: «Risarcimento dai Ciontoli? Se ci sarà, andrà in beneficenza»

Domenica 4 Ottobre 2020
Marco Vannini, i genitori a Domenica In: «Ciontoli non merita il perdono, ma noi volevamo solo giustizia»

Valerio e Marina Vannini, genitori di Marco Vannini, sono stati ospiti di Mara Venier a Domenica In. La coppia ripercorre le tappe che hanno portato alla condanna a 14 anni per Antonio Ciontoli e a 9 anni e 4 mesi per la moglie Maria Pezzillo per l'omicidio di Marco Vannini: «Abbiamo dovuto lottare per dimostrare quello che il processo ha detto il 30 settembre. Noi abbiamo detto fin dall'inizio che si trattava di un omicidio volontario, non di un incidente domestico. In questi anni non ci siamo fermati davanti a niente. Per noi non erano importanti gli anni, ma che venisse riconosciuto quello che è stato fatto a Marco: omicidio volonatario. È finalmente arrivato un messaggio di giustizia».

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Marina Vannini ha raccontato le emozioni successive alla sentenza del 30 settembre: «È stata una liberazione, dopo aver lottato e preso schiaffi per 5 anni. Dopo la sentenza, l'altro giorno, è stata una liberazione. Non una vendetta come ha detto la difesa dei Ciontoli, noi volevamo solo giustizia. L'assenza di nostro figlio la sentiremo per sempre, chi davvero pagherà siamo noi perché siamo condannati all'ergastolo».

Sul desiderio di essere perdonato da parte di Antonio Ciontoli, Valerio Vannini ha dichiarato: «Se avesse voluto il perdono avrebbe potuto chiamarci in questi 5 anni. Parla di errore, ma lui non ha fatto tutto il possibile per salvare Marco. Per 110 minuti hanno pensato a tutto tranne che a salvare Marco».

Marina ha ricordato la tragica sera in cui Marco Vannini ha perso la vita: «La perdita di un figlio è contro natura, ma la perdita di Marco è stata disumana. Gli è stato negato tutto. La sera prima avevo fatto la pizza, Marco diceva che la pizza di mamma era la più buona di tutti. Poi andò a dormire da Martina e il giorno dopo rimase lì. Disse che sarebbe tornato a casa alle 20.30, ma non eravamo preoccupati, era normalissimo. Per noi era al sicuro, stava con la sua seconda famiglia. Martina era una figlia a casa nostra». E ha concluso: «Se ci sarà un risarcimento da parte della famiglia Ciontoli, andrà in beneficenza»

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