Luca Sacchi, i dubbi del papà: «Telefonate notturne tra Princi e Anastasia»

Giovedì 19 Dicembre 2019 di Camilla Mozzetti
Omicidio Sacchi, il papà di Luca: «Telefonate notturne tra Princi e Nastja»

Potrebbe apparire come l’estremo e irrazionale tentativo di un padre, dilaniato dal dolore, che spinge la difesa oltre la ragione per non macchiare la memoria di un figlio morto ammazzato dal colpo di un revolver calibro 38. 
Potrebbe esser questo Alfonso Sacchi: un uomo che continua a parlare di Luca come di una persona che con la droga «Non aveva nulla a che fare», accecato dalla sola – e unica – esigenza di difenderne il ricordo adesso che il ragazzo non può più spiegare cosa si nasconde dietro il suo omicidio. Eppure Alfonso – che venerdì sarà alla testa di una fiaccolata in ricordo di Luca –, parla con lucidità, ricostruendo momenti ed episodi, negli stessi giorni in cui i principali protagonisti della tragedia – Anastasia Kylemnyk, fidanzata del figlio, Giovanni Princi, suo ex compagno di scuola, e Domenico Munoz, amico di tutti – restano in silenzio o chiamano in causa Luca o cambiano versione di fronte agli inquirenti. Parole che si sommano a parole mentre mancano riscontri oggettivi per poter davvero inserire il personal trainer nel novero dei “colpevoli” che avevano orchestrato la trattativa per l’acquisto di droga a 70 mila euro. 

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Signor Sacchi partiamo dal rapporto che aveva suo figlio con Giovanni Princi e soprattutto da quello tra Anastasia e l’ex compagno di scuola di Luca.
«Dai tabulati telefonici sembrerebbe che siano emerse telefonate notturne tra Anastasia e Princi. Per quale motivo si sentivano di notte? Quest’estate, quando eravamo in vacanza in Veneto e Princi con la fidanzata Clementina si sono uniti a noi, Anastasia e Giovanni furono trovati da Luca mentre fumavano dell’erba. Mio figlio si arrabbiò e le disse: “Non mi interessa cosa fa Giovanni ma tu non devi fumare”. Credo che tra i due ci fosse una sorta di complicità, percepita anche da mia moglie».
Quindi suo figlio non avrebbe mai partecipato a una trattativa per l’acquisto di marijuana o cocaina?
«Luca era lontano da queste cose, ma credo che non potesse controllare altre persone e obbligarle a usare un determinato comportamento».
La sera dell’omicidio dopo la trattativa con gli intermediari di Valerio Del Grosso, Anastasia, che avrebbe mostrato loro il denaro per la droga, si è riavvicinata a Luca e a Domenico Munoz dicendo “È tutto ok”.
«A chi l’ha detta questa frase? A Luca o a Domenico? Munoz, sia chiaro è stato presentato a mio figlio da Giovanni, ed ha cambiato versione più volte di fronte agli inquirenti».
E questo le fa credere che abbia mentito?
«Se non mentissero tutti, la sera stessa avrebbero detto come sono andate le cose che stanno emergendo».
Lei non prende in considerazione l’ipotesi che Luca fosse coinvolto?
«Conoscevo mio figlio, al massimo penso che forse per il bene che voleva ad Anastasia quella sera sia uscito nonostante il mal di schiena per capire cosa stesse succedendo». 
Suo figlio fu fermato per un controllo con Princi e un pregiudicato per droga, Fabio Casale.
«Non mi risulta ci sia stato altro rispetto a un’identificazione».
Nei giorni dopo l’omicidio avete avuto dei problemi ad accedere al conto bancario di suo figlio.
«Anastasia aveva tutte le credenziali sia dell’home-banking sia della casa vacanze, le abbiamo chiesto i codici e ce li ha dati sbagliati».
Quando gliel’avete chiesti?
«Dopo qualche giorno».
Non può essere che avete digitato male o vi siete confusi?
«Li abbiamo provati tutti, erano sbagliati».
Quanto denaro c’era sul conto?
«Tra i 15 e i 18 mila euro. La cifra che mi disse Luca prima di morire».
L’ultima transazione eseguita?
«Qualche giorno prima Luca prelevò 4 mila euro. Mille me li diede per la rata del mutuo del ristorante, con il resto ha acquistato uno scooter di seconda mano di cui sono intestatario dell’assicurazione». 
Giovanni Princi, appresa la morte di Luca, pare abbia detto: «Se è morto andiamo a farci una birra e un panino che sto morendo di fame». Come giudica questo comportamento?
«Sono stato io a uscire dalla terapia intensiva e a comunicare a tutti la morte di mio figlio. In una saletta lì vicino c’erano Giovanni, Clementina, Domenico e Anastasia. Chi era lì di fronte ha sentito Princi pronunciare quella frase che non è commentabile».
E Anastasia la notte della sparatoria come si è comportata?
«È arrivata tardi in ospedale, diceva che era trattenuta dai carabinieri. L’ho chiamata tre volte perché ero preoccupato, se uno ti ha colpito in testa puoi avere una commozione, poi è arrivata in ambulanza dopo più di un’ora ma chi era al pub non ne ha vista una seconda dopo quella che ha portato via Luca. Dove l’ha presa?».
 

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