Lazio, mascherine con false certificazioni, Benotti per un'ora e mezza dai pm: «Arcuri mi disse: non chiamare più»

Giovedì 4 Marzo 2021 di Valentina Errante
Lazio, mascherine con false certificazioni, Benotti per un'ora e mezza dai pm: «Arcuri mi disse: non chiamare più»

«È stato Domenico Arcuri a dirmi di interrompere i rapporti e che non voleva più sentirmi, perché c'era un'indagine dei servizi sulle forniture», così Mario Benotti, il giornalista in aspettativa destinatario di una misura interdittiva nell'ambito dell'inchiesta sull'affidamento di una fornitura di mascherine per un valore complessivo di 1,25 miliardi di euro durante l'emergenza sanitaria, ha spiegato perché dopo mesi di conversazioni quotidiane con il commissario per l'emergenza il canale si chiude il 7 maggio scorso.

Benotti, difeso dagli avvocati Salvino Mondello e Giuseppe Ioppolo, ieri è stato interrogato per circa due ore e avrebbe spiegato anche la liceità di quelle provvigioni, di 70 milioni di euro, ricevute dalle aziende cinesi per la fornitura.

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I voli israeliani

Giorni fa, in Tv, il giornalista che aveva rapporti con il commissario aveva dichiarato di essere stato avvertito da Palazzo Chigi di un'indagine in corso. Ieri davanti al gip ha sostenuto, che a dargli la notizia era stato lo stesso commissario il 7 maggio durante un incontro. «Durante l'emergenza sanitaria ci sono stati 247 voli da Israele per consegnare in Italia le mascherine che arrivavano dalla Cina, perché vettori di altre nazionalità non viaggiavano. Pertanto mi era sembrata credibile la notizia di un'indagine dei servizi segreti». Per questo motivo Arcuri non voleva avere più contatti.

Le provvigioni

I legali, che nei prossimi giorni presenteranno al gip istanza per la revoca della misura cautelare nei confronti di Benotti sostengono che il loro assistito abbia risposto a tutte le domande chiarendo la propria posizione: «Tutti i contatti sono avvenuti tutti in modo trasparente, alla luce del sole, ci sono centinaia di mail con tutti i nomi. La richiesta di mascherine è arrivata da Arcuri e lo Stato da questa vicenda ha avuto solo vantaggi». Quanto alle provvigioni pagate dai cinesi a Benotti, l'indagato avrebbe sostenuto che quelle somme fossero state pattuite soltanto in una fase successiva, dopo l'accordo con i cinesi e Andrea Vincenzo Tommasi, anche lui indagato nella stessa inchiesta, avrebbe autonomamente deciso di darne una parte a Benotti.

Ieri anche gli altri finiti sotto accusa Georges Fares Khouzam, Tommasi e Daniela Rossana Guarnieri, sono stati sentiti dal gip ma si sono avvalsi della facoltà di non rispondere.

Agli atti delle indagini ci sono centinaia di messaggi più che confidenziali tra l'oramai ex commissario straordinario Arcuri e Benotti, che, secondo i pm «esercitava un ascendente» sull'ad di Invitalia. Contatti che partono a febbraio e si interrompono il 7 maggio. Per la Finanza e la procura un sodalizio di freelance improvvisati, ai quali la struttura commissariale decise di affidarsi, decisero di approfittarono dell'epidemia.
 

 
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Ultimo aggiornamento: 09:33 © RIPRODUZIONE RISERVATA