Incidente corso Francia, Genovese: «Spero in un abbraccio della mamma di Gaia»

Giovedì 24 Dicembre 2020 di Valentina Errante
Incidente corso Francia, Genovese: «Spero in un abbraccio della mamma di Gaia»

Un lieve sollievo rispetto alla profonda disperazione. È commosso Pietro Genovese per le parole che la mamma di Gaia Von Freymann ha consegnato a “Il Messaggero”.

Parla per la prima volta, a un anno da quella piovosa notte in cui il suo destino ha incrociato quello di Gaia e Camilla, 16 anni, morte sull’asfalto di corso Francia, dopo un sabato sera come gli altri. Alla carezza che la signora Gabriella Saracino gli ha inviato, come segno di perdono, replica dagli arresti domiciliari dove si trova da dicembre scorso. È afflitto per il dolore che ha provocato, per avere stravolto la vita di due famiglie, ma anche della sua. Non riesce a pensare ad altro.

Il ricordo

Subito dopo l’incidente era stato suo padre, il regista Paolo Genovese, a inviare una lettera, rimasta riservata, ai genitori delle due vittime, ma adesso è Pietro, che quella notte era al volante, a parlare. «Se Pietro Genovese venisse da me - aveva detto ieri la mamma di Gaia - gli farei una carezza: il perdono non si nega a nessuno neanche a lui. Già l’ho fatto». Pietro, commosso, ha scritto di suo pugno il messaggio: «In questo momento di dolore profondo il perdono della mamma di Gaia, per me, è importantissimo». Spera che un giorno anche la mamma di Camilla possa perdonarlo. Sa di essere coinvolto in qualcosa più grande di lui, che va ben oltre i suoi venti anni. E alla quale non c’è un rimedio possibile.

IL MESSAGGIO

«In questo momento di dolore profondo - scrive Pietro - il perdono della mamma di Gaia per me è importantissimo. Un gesto generoso che allevia la mia disperazione. È una mamma e sa che spesso i figli sono un casino. Ma io questa volta ho fatto qualcosa che non avrà rimedi, neppure con il tempo», scrive Pietro, che una settimana fa è stato condannato con rito abbreviato a otto anni per omicidio stradale plurimo aggravato. E aggiunge: «È un anno che sono chiuso nel mia stanza e non penso ad altro, rivivo continuamente le immagini di quella notte, la mia vita in questo momento non esiste più, ma quello che più mi è insopportabile è il dolore dei genitori di Gaia e Camilla e il dolore dei miei genitori. Spero un giorno che la carezza virtuale della mamma di Gaia diventi un abbraccio reale e spero anche che genitori di Camilla possano prima o poi perdonarmi».

 

IL PROCESSO

Il primo capitolo della vicenda giudiziaria si è concluso una settimana fa. Con il giudice Gaspare Sturzo che si è commosso leggendo il dispositivo. La condanna per Pietro Genovese è stata pesantissima. Tre anni di più rispetto alla richiesta del pm Roberto Felici, che aveva sollecitato cinque anni di pena per il giovane imputato. Nessuna attenuante. Pietro era presente nell’aula bunker di Rebibbia, ha pianto. Così come i genitori di Gaia von Freymann e Camilla Romagnoli, anche loro erano in lacrime. Il giudice non ha accolto la tesi degli avvocati della difesa, Franco Coppi e Gianluca Tognozzi, che, soprattutto sulla base delle parole di due testimoni oculari, sostenevano che Genovese, prima dell’impatto, fosse partito da un semaforo verde e che le ragazze non avessero attraversato sulle strisce.

Degli atti del processo non fa parte invece quella che sarebbe stata la testimonianza più importante. La persona che era alla guida dell’auto che viaggiava davanti a Genovese non è mai stata identificata e non si è mai presentata per ricostruire la dinamica dell’incidente. Una golf che ha frenato, evitando Gaia e Camilla, proprio mentre Genovese arrivava a velocità sostenuta. Il ragazzo, alla guida del Suv, l’ha superata da sinistra, mentre le due sedicenni continuavano ad attraversare. L’impatto è stato violentissimo. L’intero processo, e la questione di certo tornerà in appello, si è basato sul concorso di colpa, che i genitori delle due vittime sono soddisfatti non sia stato riconosciuto. L’entità della pena lo dimostra, anche se le motivazioni della sentenza non sono ancora state depositate. 

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