Gloria, 2 anni, morì in ospedale a Roma: condannati tre medici a 2 anni e 2 mesi per omicidio colposo

Sabato 3 Luglio 2021 di Francesca De Martino
Gloria, 2 anni, morì in ospedale a Roma: condannati tre medici a 2 anni e 2 mesi per omicidio colposo

Il viaggio carico di speranza, dalla Sicilia a Roma, per guarire da un’anemia falciforme, si era rivelato un passo verso la morte per la piccola Gloria Maria Ascia.

Ieri a Piazzale Clodio è si è chiuso il processo per il decesso della piccola, che aveva solo 2 anni, avvenuto nel settembre 2013 al policlinico di Tor Vergata. Il giudice Chiara Bocola ha condannato a 2 anni e 2 mesi per omicidio colposo i tre medici che hanno avuto in cura la bambina. Il Policlinico di Tor Vergata dovrà risarcire la famiglia con un milione e mezzo di euro. 

Gloria Maria Ascia, le foto-ricordo della bimba 


Un errore nell’applicazione del catetere, la mancata diagnosi di un’emorragia in corso e una lettura sbagliata della lastra: è questa la catena di negligenze dei medici Giorgio Onori e Nicola Bruno, e dell’anestesista Mario Dauri, che, per l’accusa, ha portato alla morte della bimba. Gloria Maria era arrivata nella Capitale, accompagnata dai genitori, dalla cittadina siciliana di Gela con la speranza di poter guarire da una grave anemia falciforme, curabile solo con un trapianto di midollo. Tutto era pronto per l’intervento. I sanitari avevano trovato il donatore, compatibile al cento per cento, che avrebbe potuto salvare la vita alla bambina. 
Il 9 settembre 2013 la bambina era stata ricoverata con l’intento di iniettarle i farmaci necessari alla preparazione dell’intervento fissato per il mese successivo. Quei medicinali sarebbero dovuti essere somministrati tramite un catetere venoso centrale. Nella sala operatoria dell’ospedale, la piccola aveva smesso di respirare subito dopo l’inserimento di quel catetere venoso che, secondo l’accusa rappresentata dal pm Pantaleo Polifemo, sarebbe stato infilato in maniera sbagliata, così da perforare una vena della paziente. Nello specifico, come si legge dagli atti: «L’intervento di posizionamento di un catetere venoso centrale, per una serie di ritardi diagnostici, ha causato alla bambina un arresto cardiocircolatorio per emotorace destro e emopericardio da lesione della vena cava superiore e del ventricolo destro». 

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L'inchiesta

La Procura aveva inizialmente indagato numerosi medici del policlinico e dell’Istituto Mediterraneo di Ematologia. Dopo l’incidente probatorio, a fine 2017, sul banco degli imputati erano finiti Dauri, Onori e Bruno. I consulenti della Procura avevano riconosciuto profili di «censurabilità professionale». E le colpe erano state ricercate a più livelli, a partire dal medico che aveva eseguito la procedura di applicazione del catetere «lesionando erroneamente la vena cava superiore e il ventricolo destro della bimba». È proprio da quell’imprecisione che sarebbero poi seguiti gli altri errori. Secondo i consulenti, Gloria si sarebbe potuta salvare. La lastra da cui emergeva la presenza di un’emorragia era stata effettuata alle 14. Ma i sanitari si sarebbero accorti del problema solo un’ora e mezza più tardi, quando le condizioni della piccola erano irrecuperabili. Sulla decisione del giudice c’è stupore da parte della difesa dell’imputato Dauri, rappresentata dall’avvocato Gaetano Scalise: «Non ci aspettavamo questa sentenza. Nel corso del processo abbiamo dimostrato che il mio assistito non aveva responsabilità. Ci vuole coraggio per avere riconosciute le proprie ragioni e questo giudice non ne ha avuto. Faremo sicuramente appello». Soddisfatti gli avvocati delle parti civili, Giorgio Altieri e Ida Blasi, che hanno assistito la famiglia della bambina: «Dopo un processo durato quattro anni, finalmente è arrivata giustizia».

Ultimo aggiornamento: 4 Luglio, 10:27 © RIPRODUZIONE RISERVATA