Roma, spara all’auto del padre: partecipò alla rivolta contro i nomadi

Martedì 21 Maggio 2019 di Elena Panarella
Roma, spara all’auto del padre: partecipò alla rivolta contro i nomadi

Voleva disperatamente quel denaro, tanto che di fronte al rifiuto di suo padre ha scatenato l’inferno. Ha preso il fucile (una doppietta che aveva fatto sparire da casa dei nonni) e ha sparato quattro colpi diretti nello sportello dell’auto del papà. Ma riavvolgiamo il nastro della storia. È domenica pomeriggio, in via dei Colombi, a Torre Maura. Mirko Carbone, 22 anni, va a casa dei genitori per chiedere, anzi pretendere, soldi. La mamma vorrebbe, il padre non cede. Volano parole forti. L’uomo interrompe il litigio che si era innescato, esce di casa e va dai genitori (i nonni di Mirko) che abitano a poca distanza. A quel punto il ragazzo torna all’attacco, questa volta però impugna un fucile, tenta un nuovo confronto con il padre, gli dice di scendere. Ma lui non si muove, resta chiuso in casa. Mirko insiste. Poi, accecato dalla rabbia, carica il fucile e spara una, due, tre, quattro volte nello sportello dell’auto del papà che aveva parcheggiato davanti il cancello di casa.

Roma, spara con un fucile contro la macchina del padre: si era rifiutato di dargli i soldi
 
Tante le chiamate al 112 per segnalare l’accaduto, una pattuglia dei carabinieri del Nucleo radiomobile che si trovava poco distante, è subito intervenuta. I militari hanno affrontato il giovane, hanno provato a calmarlo convincendolo a mettere giù l’arma, che nel frattempo l’aveva già ricaricata, poi lo hanno bloccato. Sul posto sono intervenuti anche gli uomini del Nucleo investigativo per i rilievi tecnico-scientifici. Il fucile, regolarmente denunciato insieme con altre armi, è stato sequestrato. Il giovane è stato arrestato e trasferito nel carcere di Regina Coeli, a disposizione dell’Autorità giudiziaria.
 
Ma chi è Mirko? Un ragazzo irruento, non era la prima volta che aggrediva il padre, a marzo erano dovute intervenire le forze dell’ordine, in quell’occasione gli trovarono in mano un coltello a serramanico.

Nel 2017 era stato fermato durante una rissa (tra due gruppi) in una discoteca a Colle Oppio, aveva lanciato un bicchiere di vetro contro un altro ragazzo ferendolo ad uno zigomo. In altre due diverse occasioni era stato fermato alla guida senza patente e con della droga in auto. Il 2 aprile, invece, è stato denunciato dalla Digos insieme a un’altra quarantina di persone per gli scontri a Torre Maura per l’arrivo dei nomadi nel centro accoglienza. In duecento assediarono la struttura, qualcuno tentò di entrare, ma fu respinto da polizia e carabinieri. A quel punto la rabbia della folla si spostò su chi portava i panini agli ospiti dell’ex clinica in via dei Codirossoni, trasformata in Sprar comunale nel 2013, quando nel quartiere cominciarono ad arrivare i primi migranti sbarcati a Lampedusa. Una scelta mai gradita dai residenti della zona. Tra loro c’era anche Mirko che diceva: «Torre Maura non è razzista. Però io non posso affittare una casa, mentre qua anche gli alloggi popolari li assegnano ai rom, che vivono in dieci in un solo appartamento». Intanto i pm per quanto accaduto, contestano, a vario titolo, i reati di istigazione all’odio razziale, violenza privata, minacce, adunata sediziosa, apologia di fascismo. Contestato anche il reato di rapina in relazione ai panini, che erano destinati alla famiglie rom, calpestati durante i disordini. Quasi identici i reati nel procedimento su quanto avvenuto tra il 6 e l’8 maggio nella zona di Casal Bruciato. In questo caso gli scontri erano legati all’assegnazione ad una famiglia rom composta da 14 persona di una casa popolare in via Satta. Per questa indagine i militanti indagati sono 24, tra loro anche il simpatizzante di Casapound, vestito con un giacchetto nero e la testa rasata, che nel corso delle proteste ha gridato «ti stupro» verso una donna rom. Nello stesso fascicolo, infine, i pm hanno iscritto nel registro altre 16 persone, tra antagonisti e appartenenti ai movimenti per la casa, per il reato di corteo non autorizzato svolto, sempre a Casal Bruciato, l’8 maggio. Ora Mirko è in carcere, diverse le accuse a suo carico: esplosione di colpi in strada, ricettazione (il fucile lo aveva preso a casa dei nonni senza che loro se ne accorgessero), minaccia di morte nei confronti del padre e danneggiamento aggravato. 

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