Fase 2 Roma, supermercati e aziende, via ai controlli a tappeto: chiusura per chi sbaglia

Lunedì 11 Maggio 2020 di Lorenzo De Cicco
Fase 2 Roma, supermercati e aziende, via ai controlli a tappeto: chiusura per chi sbaglia

In molti supermercati c'è il vigilante di piantone accanto alle porte scorrevoli: chi ha la mascherina avanza, chi non ce l'ha viene rispedito indietro, con l'aggravio magari di dover rifare la fila. Ma non sempre va così. C'è chi chiude un occhio anzi due. Indulgenze pericolose, in tempi Covid. E secondo alcune segnalazioni dei sindacati, perfino a cassieri e magazzinieri non verrebbero sempre fornite protezioni adeguate oppure non si riesce a far rispettare la distanza di sicurezza tra lavoratore e lavoratore o tra addetti alle vendite e clienti che sciamano tra gli scaffali. Insomma, le corsie sarebbero troppo affollate, in qualche caso.

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Anche su questo, da oggi, si concentreranno i controlli dell'Ispettorato del lavoro di Roma. Negli uffici guidati dal direttore Carmina Mancino c'è una lista con 2.300 indirizzi, tra aziende e supermarket. Un lungo elenco spedito pochi giorni fa dalla Prefettura e che riguarda le imprese che hanno continuato a lavorare durante il lockdown.
Per i controlli l'Ispettorato del lavoro potrà avvalersi del supporto dei vigili del fuoco e dei carabinieri. Squadre miste che verificheranno il rispetto delle distanze di sicurezza - e la proporzione tra le superfici dell'attività produttiva e gli ingressi consentiti - la presenza di mascherine, le sanificazioni dei locali, i flussi di entrata e di uscita, per capire se sono ben regolati, magari con segnali a terra, o se si rischiano incroci pericolosi.

GLI SPAZI
Le direttive dell'Inail sono chiare: «Per tutti i lavoratori che condividono spazi comuni è previsto l'utilizzo di una mascherina chirurgica», così c'è scritto nel documento tecnico sulle misure di prevenzione stilato dall'istituto. Non bastasse, nel Lazio la Regione ha stabilito l'obbligo di coprirsi il volto - va bene anche una maschera di stoffa - in tutti i luoghi di lavoro al chiuso. Altra prescrizione, «per la gestione dell'entrata e dell'uscita - ha scritto sempre l'Inail - devono essere favoriti orari scaglionati e laddove possibile, prevedere una porta di entrata ed una di uscita dedicate». Molti supermercati si sono attrezzati. Altri no. Per le aziende poi è prevista la possibilità di «rimodulare gli spazi nell'ottica del distanziamento sociale» anche attraverso «l'introduzione di barriere separatorie (pannelli in plexiglass, mobilio, ecc.)».
Secondo Carlo Costantini, segretario della Cisl di Roma, «non sempre nei supermarket tutti indossano la mascherina e anche alla cassa o tra gli scaffali, dalle segnalazioni che abbiamo raccolto, a volte non si rispettano le distanze».
Andrea Magrini, professore di Medicina del lavoro dell'università Tor Vergata, spiega che in base agli ultimi dpcm «in caso di controlli, chi non rispetta le regole rischia la sospensione delle attività fino al ripristino delle condizioni di sicurezza». Si chiude. Le norme dell'emergenza, ricorda l'esperto di Tor Vergata, «prevedono che siano garantiti percorsi separati di entrata e uscita, distanze, protezioni per i lavoratori e, nel caso dei supermercati, anche per i clienti».

SOSTANZE PER PULIRE
Altro tassello nel mosaico delle prescrizioni Covid sono le sanificazioni.

Obbligatorie, anche se non c'è una regola generale sulle sostanze da utilizzare. «Molte ditte - conclude Magrini - ricorrono a prodotti a base di ozono, la cui efficacia però non è ancora stata del tutto verificata. Non sono arrivate indicazioni univoche». Ogni azienda si regola come può.

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