Aubry, strada sistemata due anni dopo, la mamma: «Vittoria amara»

Lunedì 27 Luglio 2020 di Moira Di Mario
Aubry, strada sistemata due anni dopo, la mamma: «Vittoria amara»

«È una vittoria amara il rifacimento del tratto della via Ostiense dove 2 anni fa è morta mia figlia. È una conquista per la società che la mia famiglia ha dovuto pagare a caro prezzo. Ora su quella strada appena rifatta non morirà più nessuno». Sono le considerazioni dolorose di Graziella Viviano appena avuta la notizia della chiusura del cantiere che ha restituito a Ostia e ai romani un pezzo dell'Ostiense senza più le radici dei pini che sollevavano l'asfalto. Quelle che a maggio 2018 causarono la morte di Elena Aubry mentre andava al lavoro in sella alla sua moto.

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I lavori, partiti il 6 luglio scorso, hanno coinvolto il tratto compreso tra via Lucio Lepidio e la stazione della Roma Lido di Ostia Antica dove il X Municipio ha eliminato i dossi che si erano formati a causa delle radici. Un pezzo di arteria che la mamma di Elena ha sempre definito «una trappola mortale» e i cui cantieri sono stati chiusi un mese prima rispetto alla tabella di marcia. «Una strada importantissima rimessa a nuovo con lavori a regola d'arte che dureranno nel tempo scrive in un post la presidente del X Municipio Giuliana Di Pillo - manca da rifare solo un ultimo tratto nei pressi di Ostia Antica, che è di competenza della Città Metropolitana».

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LE COMPETENZE
E sulle diverse competenze di questa e di altre arterie Graziella Viviano non si dà pace. «Quindi una nuova gara d'appalto, una nuova chiusura. Spero solo che ne frattempo non ci siano altre vittime. Questa frammentazione non porta nulla di buono. Ho deciso che ora la mia battaglia sarà incentrata proprio su questo e sono disposta ad arrivare fino al Presidente della Repubblica, se necessario, affinché si costituisca un tavolo per decidere chi dovrà occuparsi di cosa».
 

 

Infine l'amara considerazione. «Se due anni fa prosegue la Viviano - se ci fosse stata una Graziella che avesse insistito per chiudere l'arteria ora Elena sarebbe ancora viva». Quel tratto dell'Ostiense venne poi interdetta alle due ruote, ma solo dopo le insistenze della mamma della giovane centaura, dopo le richieste pressanti della presidente Di Pillo e dopo un lunghissimo iter burocratico. Nonostante questo, un mese fa a pochi giorni dall'apertura del cantiere un incidente tra due automobili a pochi metri dal punto in cui Elena trovò la morte.

«Se invece di due macchine fossero state due biciclette o due moto aggiunge Graziella avremmo pianto altre vittime. Perché conclude - per fare l'ovvio nel nostro Paese, bisogna insistere ed insistere finché diventa evidente che l' ovvio vada fatto. Adesso su quella strada transiteranno altre persone, altre moto. Passeranno li normalmente, forse neanche si accorgeranno di quella foto di Elena. Giorni fa descrivevo ad un amico che è nelle istituzioni, il carattere di mia figlia. Gli stavo dicendo che era davvero in gamba. Che avrebbe potuto fare tante cose, per la società, per gli altri. Lui mi ha fermato e ha replicato, di getto: Le sta facendo».
 

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