Elena Aubry, c'è una pista sulle ceneri rubate. La mamma: portatele in chiesa

Mercoledì 13 Maggio 2020 di Alessia Marani
Elena Aubry, c'è una pista sulle ceneri rubate. La mamma: portatele in chiesa

Ultima chiamata per chi ha trafugato le ceneri di Elena Aubry al cimitero del Verano. La mamma, Graziella Viviano, d'accordo con gli inquirenti, rilancia l'appello, «aiutatemi a ritrovare quel che rimane di mia figlia», ma questa volta fornisce un indirizzo sicuro a cui fare pervenire, «con garanzia di assoluto anonimato», informazioni utili per risolvere il giallo. Se non proprio indicazioni che portino a un luogo dove potere riavere l'urna con dentro le ceneri della ragazza morta in moto a 25 anni sulla via Ostiense, il 6 maggio di due anni fa.

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L'INDIRIZZO
L'indirizzo è quello di una parrocchia di Monteverde, la Nostra Signora di Coromoto in largo Nostra Signora di Coromoto, 2 00151 Roma. «Chiedo a chi ha commesso questa enorme stupidaggine - dice Graziella - di non farne una seconda e di prendere ben nota di questo indirizzo e della possibilità che ha di compiere un passo indietro e di uscire di scena da questa sconsiderata vicenda. Sa bene questa persona, chiunque sia, delle conseguenze che può patire, sia dal punto di vista penale ma anche personale, perché si tira dietro la rabbia di tutto un mondo, degli amici, dei motociclisti, di chi ha fatto di Elena una icona del bene che, alla fine, vince sempre, pure sulla morte». Mamma Graziella teme che il raid possa essere stato fatto su commissione o, comunque, con l'aiuto di complici: «Chi ha messo piede nel cimitero, è salito fino all'ultimo piano della palazzina che ospita il piccolo loculo di mia figlia - spiega - doveva essere certo di agire indisturbato e, oltretutto, ha portato a termine un lavoro quasi chirurgico e professionale, asportando e pulendo tutti i calcinacci e la polvere della malta e dei mattoni demoliti. Non sapete quanto può essere più triste di andare in un cimitero per portare un fiore sulla tomba di un figlio, il dovere rientrare a casa con quello stesso fiore perché una tomba non c'è più». Insomma, se qualcuno ha aiutato la mente oppure ha agito sotto suo mandato, può comunque sollevarsi dalle pene dell'anima (e da quelle giudiziarie) rivolgendosi alla parrocchia dei Colli Portuensi. Prima che siano le autorità a bussare alla sua porta. Nel frattempo, infatti, le indagini dei carabinieri di San Lorenzo e di Piazza Dante, proseguono senza sosta.
L'Ama ha anche consegnato loro tutti i frame registrati dalle telecamere del camposanto e il cerchio si stringe.
Il sospetto è che il furto sia stato compiuto proprio a ridosso dell'anniversario del drammatico incidente, quando si sapeva di potere fare più male alla famiglia e agli amici di Elena, soprattutto a Graziella stessa che da quel terribile giorno ha iniziato una battaglia, mai strumentale e mai politica, per la sicurezza stradale. Lei non si arrende: «Quel fiore che avevo portato a Elena era un girasole. È incredibile ma un uomo che non conoscevo è andato sulla via Ostiense poco dopo a porre un girasole».

Ultimo aggiornamento: 11:04 © RIPRODUZIONE RISERVATA