Roma, delitto Sacchi: per i killer nessuno sconto di pena

Mercoledì 24 Giugno 2020 di Michela Allegri
Valerio Del Grosso mentre viene portato a Regina Coeli

Una trentina di testimoni per ricostruire la storia di cronaca nera che lo scorso autunno ha sconvolto la Capitale: l’omicidio di Luca Sacchi, il personal trainer di 24 anni ucciso nella notte tra il 23 e il 24 ottobre con un colpo di pistola alla testa, al culmine di una trattativa per la compravendita di erba. La lista dei testi è stata depositata ieri alla prima Corte d’Assise di Roma, durante l’ultima udienza del processo. In aula, insieme ai killer di Luca, c’era anche la sua fidanzata Anastasia, che è sia parte lesa che imputata: è accusata di violazione della legge sugli stupefacenti. Due giorni fa, invece, è arrivata la prima condanna per questa vicenda: Giovanni Princi, l’ex compagno di scuola di Sacchi, regista della trattativa con i pusher di San Basilio, è stato condannato a 4 anni di reclusione. Era l’unico imputato giudicato con il rito abbreviato che gli ha garantito uno sconto di pena. 

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Anche Valerio Del Grosso e Paolo Pirino, accusati di concorso in omicidio insieme a Marcello De Propris, avevano chiesto di accedere al rito alternativo. Ma i giudici hanno respinto l’istanza dei loro avvocati, che durante la scorsa udienza avevano sollevato una questione di incostituzionalità sulla norma che esclude la possibilità di accedere al rito abbreviato per chi sia accusato di un delitto che ha come pena massima l’ergastolo. I penalisti avevano chiesto inoltre la nullità del giudizio abbreviato. Ma il Tribunale ha disposto la prosecuzione delle udienze. Una decisione che ha suscitato la commozione della madre di Sacchi, che ha lasciato per un momento l’aula nella quale il processo si svolgeva a porte chiuse. I familiari del personal trainer temevano che quella richiesta venisse accolta e che Del Grosso e Pirino ottenessero uno sconto di pena in caso di condanna. «Meno male - ha detto Alfonso Sacchi, padre del giovane ucciso all’Appio Latino - temevamo altre brutte sorprese». Il riferimento è, appunto, alla sentenza a carico di Princi.

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La prossima udienza è prevista il 7 luglio. La lista dei testimoni dovrà essere scremata, ma alcune deposizioni saranno imprescindibili. Come quelle di Valerio Rispoli e Simone Piromalli, per esempio. Secondo la pm Nadia Plastina, titolare del fascicolo, erano gli intermediari dei pusher di San Basilio. Erano stati loro a incontrarsi con Princi, Anastasia e Sacchi davanti al pub John Cabot e ad accertarsi che il gruppo avesse abbastanza denaro per procedere all’acquisto. Secondo l’accusa, i soldi, circa 70mila euro in contanti, erano nello zaino della ragazza. E sarebbe stato proprio il denaro il movente dell’omicidio: Del Grosso aveva deciso di derubare il gruppo. Si era fatto prestare dal suo fornitore, Marcello De Propris, la pisola del padre Armando - pure lui è a giudizio - ed era andato al John Cabot. Pirino aveva colpito con una mazza da baseball Anastasia e le aveva rubato lo zaino. Del Grosso aveva sparato in testa a Luca, che aveva reagito. La difesa della famiglia Sacchi, invece, ha citato come teste, tra gli altri, la fidanzata di Princi, Clementina Burcea.

Ma la parte più delicata del processo sarà sicuramente l’esame degli imputati.

I punti da chiarire sono ancora tanti. Uno su tutti: i soldi non sono mai stati ritrovati. A spiegare dove siano finite le mazzette di banconote potrebbe essere Del Grosso che, dopo l’omicidio e prima dell’arresto, aveva confidato a un amico di avere abbastanza denaro per fuggire in Brasile.

Ultimo aggiornamento: 15 Febbraio, 07:18 © RIPRODUZIONE RISERVATA