Roma, crisi Ama, caccia ai debitori: «Atac paghi la Tari arretrata»

Mercoledì 24 Giugno 2020 di Francesco Pacifico
Roma, crisi Ama, caccia ai debitori: «Atac paghi la Tari arretrata»

Con la crisi di liquidità in atto e il rischio di fallire, Ama batte cassa anche con Atac. Perché tra i tanti creditori della municipalizzata dei rifiuti (in testa alla lista Roma Capitale, suo azionista, con circa 540 milioni di euro) c’è anche l’azienda dei trasporti. Che deve a via Calderon de La Barca 35,1 milioni di euro per la Tari non versata dal 2008 al 2017 e riferita agli stalli di parcheggio a pagamento, che via Prenestina ha gestito su mandato del Comune. Di questa pendenza c’è traccia anche nell’ultimo progetto di bilancio presentato dall’amministratore unico, Stefano Zaghis, con il collegio sindacale che si lamenta per come è stata gestita questa pratica.

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La storia risale al 2018, quando Ama - che ha gestito la riscossione della Tari direttamente fino al 2010 - invia una serie di cartelle esattoriali e solleciti ad Atac, altra azienda di proprietà del Comune, per un importo di 140,8 milioni di euro, proprio perché la municipalizzata dei trasporti si era dimenticata di pagare la Tari sugli spazi concessi dal Comune per i parcheggi a pagamento con le strisce blu. Dopo un’istanza in autotutela, via Prenestina aveva ottenuto una maxi riduzione, da 104,8 a 35,1 milioni, dimostrando che non andavano applicate le penali su tutto il periodo e che quegli stalli erano sotto la sua gestione dalle 7 del mattino alle 19 (festivi esclusi) e che di altri addirittura - come in zona San Giovanni - non era mai entrata in possesso, perché su strade interessate da lavori di manutenzione e interdette alla circolazione delle auto. Da qui lo sconto, che era finito anche nel mirino della Corte dei Conti. La quale, poi, aveva archiviato il fascicolo, non riscontrando errori nel computo finale.

Da allora Ama aspetta questi soldi. Ma la vicenda contiene in sé aspetti ancora più paradossali del fatto che esistano pendenza anche tra due società, non soltanto pubbliche, ma anche dello stesso proprietario. Cioè il Comune. Questo credito da 35,1 milioni, come altri debiti di Atac, è finito nel calderone delle pendenze da risarcire previste nel concordato preventivo. Cioè lo scudo per permettere a via Prenestina di gestire il debito monstre da 1,4 miliardi di euro e di evitare il fallimento. Pare che tra fine aprile e inizio maggio, i manager di Atac abbiano scritto ai colleghi di Ama per dirsi disponibili ad avviare le pratiche per il pagamento. Ma poi tutta la vicenda sarebbe di nuovo andata in stallo, perché potrebbe essere necessaria l’ultima, anzi l’ennesima verifica sull’entità totale della Tari non pagata. 

Intanto è scontro tra Ama e sindacati confederali.

Ieri Zaghis ha convocato in una riunione i leader nazionali di Cgil, Cisl e Uil e non quelli delle categorie del Lazio. La cosa non è piaciuta alla Fp Cgil, che ha accusato l’amministratore di voler «evitare gli interlocutori scomodi». «Abbiamo l’obbligo morale, oltre che contrattuale, di convocare le organizzazioni nazionali», la replica di Zaghis.

Ultimo aggiornamento: 16:04 © RIPRODUZIONE RISERVATA