Covid nel Lazio, «Ospedali, a breve stop alle cure». La Regione: mancano rianimatori

Mercoledì 21 Ottobre 2020 di Lorenzo De Cicco e Flaminia Savelli
Covid nel Lazio, «Ospedali, a breve stop alle cure». La Regione: mancano rianimatori

L’urgenza di letti Covid è diventata emergenza. La pressione dei malati come un effetto domino, è passata dai drive-in ai pronto soccorso. E ora è arrivata nei padiglioni e nei reparti con i posti letto in esaurimento. Così l’intero sistema scricchiola. E rischia di non tenere sotto il peso delle richieste di ricovero che aumenta giorno dopo giorno: ieri il rapporto tra tamponi e positivi è stato del 5%: 1.224 casi, 5 decessi e 77 guariti. La spia rossa si è già accesa: «Con questa crescita dei contagi, abbiamo autonomia per un mese, per garantire l’assistenza medica. Poi non avremo più posto in ospedale, il sistema non reggerebbe» spiega Alessio D’Amato, assessore alla Sanità della Regione. L’allerta sale nei reparti più critici: in terapia intensiva mancano medici. Tanti medici: 176 tra anestesisti e rianimatori. «È quasi impossibile trovarli - racconta D’Amato - Paghiamo ora, con l’emergenza Covid, un difetto storico di programmazione nelle università, il numero chiuso».

La preoccupazione per le terapie intensive che rischiano di ritrovarsi sguarnite nella fase più drammatica della seconda ondata è talmente alta, alla Pisana, che ieri D’Amato ha spedito una lettera al Ministero della Sanità, per far capire quale è il «fabbisogno» di rianimatori. 

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Nei pronto soccorso già dalla settimana scorsa la lista dei pazienti in attesa di trasferimento o di ricovero ha iniziato ad allungarsi. Ecco perché il 15 ottobre è arrivata la disposizione per l’aumento di 40 posti, tra terapia intensiva e sub intensiva, e di altri 656 posti nei reparti ordinari. Ma le richieste continuano a salire. E aumenteranno ancora. Ieri dalla Pisana è arrivato l’annuncio di un ulteriore aumento: +1.035 unità. Il totale dei letti Covid salirà a 2.518, di cui 503 per terapie intensive e sub intensive. Dopo l’attivazione del San Camillo, anche il San Filippo Neri avrà 120 letti Covid.

Per alleggerire la pressione dei ricoveri negli ospedali, sono pronti a partire anche i medici delle unità mobili, le Uscar. Con 150 kit di monitoraggio in arrivo saranno in grado di gestire i pazienti da casa. Ogni monitor sarà collegato a un’app che registrerà saturazione e ossigeno: «Sarà applicata ai pazienti che hanno sviluppato la polmonite, in condizioni serie ma non critiche» spiega Pier Luigi Bartoletti, il responsabile dell’Uscar. «Si tratta di malati che necessitano di un monitoraggio costante ma non della terapia intensiva. Così possiamo sostenere la rete ospedaliera». I kit verranno consegnati in settimana allo Spallanzani e quindi distribuiti tra i 400 medici delle unità mobili. 

Decine di ambulanze intanto rimangono ferme nei piazzali degli ospedali, utilizzate anche come sala visita per i pazienti no Covid. Perché la priorità, per limitare i rischi di contagio, è non mischiare i malati. Ma con la mancanza di posti letto nei reparti Covid, anche un’anziana positiva è rimasta bloccata su un mezzo del 118. La donna, 85enne malata di Alzheimer era ospite di una Rsa diventata focolaio. Era stata trasportata al pronto soccorso dell’ospedale San Filippo Neri dove è risultata positiva al Covid. A causa della mancanza di posti letto però, prima di essere trasferita e ricoverata, è rimasta bloccata a bordo dell’ambulanza per dieci ore.
 

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