Covid, altri peruviani positivi: il caso delle discoteche abusive

Domenica 13 Settembre 2020
Covid, altri peruviani positivi: il caso delle discoteche abusive

Continua il lavoro di tracciamento per circoscrivere il focolaio peruviano partito a fine agosto. I contagi nella comunità latinoamericana sono arrivati a sfiorare quota cento. Nella Asl Roma 2 sono dieci i nuovi positivi di nazionalità peruviana, la maggior parte asintomatici. Non sono pochi. Situazione preoccupante; i sanitari lo considerano un focolaio in crescita e avvertono: «Chi è stato a contatto con malati deve assolutamente osservare la quarantena e non uscire». Questo il quadro generale: «Su quasi 12 mila tamponi oggi nel Lazio si registrano 148 casi di questi 98 sono a Roma e un decesso. Aumentano i tamponi e diminuiscono i casi», riferisce l’assessore regionale alla Sanità Alessio D’Amato. «Nella Asl Roma 2 è in corso il monitoraggio e l’indagine epidemiologica su alcuni luoghi di aggregazione della comunità peruviana» prosegue l’assessore.

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NON SOLO TORPIGNATTARA
Indagine fondamentale anche perché i malati non sono più tutti concentrati solo a Torpignattara. Due pazienti positivi sono stati scoperti anche nel palazzo occupato in via del Caravaggio a Tor Marancia, nel Municipio VIII, che doveva essere sgomberato più di un anno fa. Un ristorante ha chiuso anche a Ostia, nel Municipio X, si tratta dell’Inka Fish che quattro giorni fa ha informato i clienti di aver riscontrato un caso Covid-19 in un cliente frequente. E dove non è insolito vedere gruppi di persone ballare la salsa tra i tavoli, senza mascherina. I locali latinoamericani non sarebbero gli stessi senza musica, deejay, cantanti, ballerini, raggaeton, pisco sour. E però in questo momento storico, ballare in gruppo non si può. Due settimane fa anche El Cartel, il pub in via Giulio Cesare all’aperto, in centro a Ottaviano, ha preferito fermare le serate latine dopo aver scoperto che una barista ecuadoregna era risultata positiva dopo una vacanza a Capri. Ora, è rientrato l’allarme e il locale è regolarmente aperto. Il problema principale non sono solo le cene allargate di compleanno che, ovviamente, moltiplicano il rischio ma soprattutto le discoteche al chiuso, spesso abusive, che rappresentano una vera e propria bomba epidemiologica. Proprio per questo sabato scorso la polizia di Stato del commissariato Torpignattara, diretto da Giuseppe Amoruso, ha messo sotto sequestro preventivo, il Kokus, il locale notturno in via Casilina e deferito all’autorità giudiziaria il gestore, poiché a seguito di un controllo sono emerse inadempienze e fattispecie di reato tali da mettere a repentaglio la salute e l’incolumità pubblica.

NOTTI INSONNI
Ogni notte infatti si trasformava in una discoteca con una vera e propria consolle da deejay dove gli avventori ballavano fino alle cinque della mattina inoltrata nonostante la sala non fosse nemmeno dotata di un’uscita di sicurezza.

Già in passato il questore aveva chiuso il bar perché ritrovo di pregiudicati e teatro di liti, aggressioni e danneggiamenti delle auto in sosta. L’ultima rissa, con colpo di pistola esploso, tra sudamericani c’è stata proprio sabato scorso. E non è escluso che i protagonisti di quella notte agitata fossero stati prima a una festa di colombiani e venezuelani all’Energia do Brasil, nella saletta accanto a quella affittata da Estefanìa, la parrucchiera di Torpignattara che ha contratto il Covid al suo compleanno. Si indaga anche sui altri locali, sale, illegali, dove la comunità dei latinos amano incontrarsi per bere, mangiare e ballare. A Torpignattara è molto noto e va tantissimo: si chiama Mi Tumbao

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