Covid Roma, pazienti trasferiti e stop agli interventi: «Ma mancano i medici»

Sabato 7 Novembre 2020 di Alessia Marani e Camilla Mozzetti
Covid Roma, pazienti trasferiti e stop alle operazioni: «Ma mancano i medici»

Il Covid-19 corre veloce e il Lazio prova a stargli dietro perché nonostante la Regione non sia finita nel novero dei territori da zona rossa, il pericolo che possa rientrarci da un momento all'altro è più che mai attuale.

Motivo per cui l'ente guidato da Nicola Zingaretti ha presentato ieri un piano che però produrrà delle ricadute sul sistema sanitario regionale e non saranno tutte indolore. A partire dal blocco degli interventi programmati dal momento tutti gli ospedali della Capitale e non solo dovranno rimodulare reparti e posti letto e dar spazio a chi, contratto il coronavirus, ha necessità di un ricovero. 

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I reparti

Sul fronte degli interventi chirurgici la situazione a ieri era questa: al Pertini l'attività chirurgica risulta chiusa e consentita solo in classe A (i casi più gravi) con una riduzione delle sedute da 5 a 1 a settimana; qui tutti i chirurghi, a turno, sono in pronto soccorso. Al S. Eugenio tutta l'attività chirurgica è stata ridotta per mancanza di anestesisti e tutti i chirurghi svolgono consulenze in area Covid. Al San Giovanni l'attività è in sola classe A. Al San Filippo Neri la chirurgia è stata accorpata con la chirurgia plastica e la senologica e 2 chirurghi, un ortopedico, un otorino, un urologo svolgono turni di due settimane in area Covid, presto anche un chirurgo vascolare. Al Fatebenefratelli è stato chiuso un intero piano di degenza. 
Per quanto riguarda invece i posti letto: entro la metà di novembre la Regione punta ad attivare complessivamente 5.310, di cui 4.409 ordinari e 910 di terapia intensiva e sub-intensiva per un totale di 54 strutture ospedaliere coinvolte. Solo nella Capitale tutti i 32 ospedali dovranno in una settimana a partire da ieri con la firma della nuova ordinanza rimodulare spazi e reparti per far posto ai nuovi posti letto con un impegno maggiore per i grandi centri Covid come Umberto I, Gemelli, Spallanzani e Tor Vergata.

Soltanto questi quattro ospedali dovranno passare dai 912 posti letto (ordinari e di terapia intensiva) previsti già nella precedente ordinanza di fine ottobre ai 1.403 posti disposti con il nuovo piano. Ridefinite anche le reti tempo-dipendenti: per la Cardiochirurgia il San Camillo Forlanini - che sarà supportato dal Campus Biomedico e dall'European Hospital in caso di sovraccarico delle sale operatorie - assumerà il ruolo di hub al posto dell'Umberto I e del policlinico di Tor Vergata, mentre il San Giovanni diventerà hub per il trauma al posto dell'Umberto I e del policlinico di Tor Vergata. L'aumento dei posti letto genera un altro fenomeno: la necessità di trovare personale medico dedicato. 


Sos specialisti

Purtroppo però gli specialisti - soprattutto nel ramo della Medicina d'urgenza, Pneumologia, Rianimazione ed Anestesia - mancano da anni. Un deficit cronico che colpisce il Lazio al pari di tante altre Regioni italiane. E allora per ovviare all'assenza di personale, sempre la Regione, pubblicherà oggi un nuovo bando per reperire gli specializzandi. Si punta ad arrivare a quota mille e ad arruolare non solo i borsisti del IV e V anno, come è accaduto nella prima ondata della pandemia, ma anche quelli del III e in alcuni casi del II anno di specializzazione che saranno poi dirottati nei reparti Covid e non solo. E se questo è lo scenario per il comparto ospedaliero, ce n'è anche un altro per la medicina del territorio. I medici di famiglia così come i pediatri saranno chiamati a seguire i pazienti positivi in isolamento dalla prima all'ultima fase. Ovvero dai tamponi rapidi, che da accordo nazionale dovranno essere eseguiti negli ambulatori o in spazi messi a disposizione dalle singole Asl, fino al monitoraggio dei pazienti ed alla redazione dei certificati di guarigione per chiudere isolamenti e quarantene. Quest'ultimo aspetto è stato deciso per alleggerire il lavoro delle Asl. Saranno determinanti i prossimi trenta giorni e per questo il governatore Zingaretti ha invocato di mantenere «alta l'attenzione perché una fase così non capitava dal secondo dopoguerra». 


La giornata

Intanto ieri nel Lazio si sono registrati 2.699 nuovi positivi, 36 in meno rispetto a giovedì ma in virtù di una diminuzione dei tamponi: 1.539 in meno sul giorno precedente. Ventisei sono stati i decessi mentre l'indice Rt, come ha spiegato l'assessore alla Sanità Alessio D'Amato resta «stabile all'1,29%». Nella Capitale i nuovi casi in tutto sono stati 1.251 rispetto ai 1.207 del giorno precedente. Da ieri infine è attivo il 64esimo drive-in della Regione, quello di Tor Vergata. 

Ultimo aggiornamento: 10:35 © RIPRODUZIONE RISERVATA