Morto per Covid Antonio Mucci, l'archeologo che aveva creato la carta storica dell'Agro Romano

Mercoledì 24 Marzo 2021 di Laura Larcan
Morto per Covid Antonio Mucci, l'archeologo che aveva creato la carta storica dell'Agro Romano

Lutto nel mondo dei Beni culturali. E' morto per il Covid l'archeologo Antonio Mucci. Aveva 73 anni ed era ricoverato alla Columbus. Una lunga carriera nella Sovrintendenza capitolina, quella di Mucci. Una passione, la sua, per il patrimonio antico e per il territorio della Capitale che l'hanno portato a firmare, negli anni Ottanta, un progetto speciale  e ambizioso come la Carta storica e monumentale dell'Agro romano

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Una vita da archeologo fatta di «innumerevoli perlustrazioni e sopralluoghi effettuati sempre di persona», ricorda l'archeologo e collega Roberto Meneghini.

Un'attività attenta e scrupolosa, mossa dall'intuito e dalla curiosità, che lo hanno condotto «all’edizione, nel 1988, di quello che è diventato il principale strumento conoscitivo della campagna romana - precisa Meneghini - la cosiddetta Carta storica, archeologica, monumentale e paesistica del suburbio e dell’Agro romano, nella quale sono puntualmente registrate tutte le presenze di valore storico-culturale dell’ampia fascia verde intorno alla città».

«Dall’inizio degli anni Duemila, Antonio Mucci ha assunto la responsabilità di uno speciale ufficio che, all’interno di quella che era divenuta la Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, si occupava dell’aggiornamento e della informatizzazione dei dati dell’Agro e della stessa area urbana di Roma, sino al 2014, anno del suo pensionamento».

«Dietro a un’immagine talvolta apparentemente burbera, Antonio nascondeva un animo dolce e disponibile, oltre che ironico e sapientemente leggero - continua Meneghini - Con lui se ne va una parte di chi gli voleva bene e un po’ di quella Roma antica che tanto amava e che ha contribuito a conoscere e a proteggere»

Antonio Mucci si era laureato con Ferdinando Castagnoli alla storica scuola di Topografia Romana della Sapienza, che fu di Rodolfo Lanciani e di Giuseppe Lugli. Negli anni Settanta entrò a far parte dei ranghi della storica X Ripartizione-Antichità e Belle Arti del Comune di Roma come ispettore archeologo e si trovò a collaborare con altri storici specialisti del settore, come Antonio Maria Colini, Lucos Cozza e Paolo Fidenzoni, nella gestione del territorio suburbano. «Di Antonio - conclude Roberto Meneghini -si possono ricordare le numerose pubblicazioni scientifiche e gli interventi a favore dei beni archeologici della città per i quali più volte si è battuto, dalle pagine dei quotidiani e delle riviste specializzate».

Ultimo aggiornamento: 15:41 © RIPRODUZIONE RISERVATA