Covid, mamma positiva può stare con sua figlia: al Gemelli attivato il rooming-in

Sabato 28 Novembre 2020 di Raffaella Troili
Covid, mamma positiva può stare con sua figlia: al Gemelli attivato il rooming-in

Elisa non sa, Elisa non ha capito niente. E guarda serena la sua mamma, che porta ancora due mascherine, che importa? È nata ed è rimasta sempre con lei, si è attaccata al seno, non si sono mai separate. Nonostante Chiara Baselli, 28 anni, sia positiva al Covid. Questo è stato possibile grazie al rooming-in che il Policlinico universitario Gemelli Irccs ha attivato anche per le madri affette da coronavirus.

La donna il 20 novembre alle 8.54 ha dato alla luce con parto spontaneo la bambina. «Ero piena di paure, non sapevo cosa aspettarmi e invece mi sono trovata benissimo. Sono alla seconda gravidanza - racconta - ho già un bimbo di 15 mesi. Ero stata attenta tutto il tempo, l'ultimo mese sempre a casa. Poi è emersa la positività dei miei suoceri, per fortuna con sintomi lievi, quella di mio figlio, mio marito infine la mia. Sicuramente il covid ce lo siamo preso in famiglia, forse abbiamo abbassato un po' la guardia».

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Un colpo basso, al nono mese. «Ho fatto il tampone il 13 novembre, finivo il tempo il 21. Il mio ginecologo, dato che vivo a Rieti e l'ospedale non ha protocolli per far partorire donne con il covid mi ha indicato il Gemelli, centro di riferimento per il Lazio per le partorienti positive. Il 17 sono andata al Pronto soccorso e mi hanno spiegato che non avrei potuto avere la bambina con me. Invece quando sono tornata il 20 all'una di notte, mi si erano rotte le acque, avevano appena attivato il rooming-in. Sono stata la prima mamma con il covid a dare alla luce un figlio senza privarsi della gioia di vederlo. Poi ho sentito altri pianti, ci sono state altre nascite». Un parto diverso ma gestito con grande professionalità. «L'ostetrica era tutta bardata e comunicava con l'esterno con una radiolina. Anche io ero videomonitorata, rispondevo alle domande». Tante accortezze sottolinea Chiara, studentessa di Giurisprudenza, cantante, pianista, sposata da 2 anni. «Mi hanno dato la possibilità di chiamare mio marito durante il travaglio (4 ore) per incoraggiarmi. Mi diceva: Dai che ce la fai io rispondevo: No, non ce la faccio. Invece la nascita è stata fin troppo veloce, una sola spinta ed è uscita, tanto che neonatologi e ginecologi per bardarsi sono arrivati a cose fatte. L'ostetrica mi diceva aspetta soffia non spingere ma io ho spinto, è stata lei a dire nella radiolina la bambina è nata». Elisa è stata messa in un'incubatrice nella stanza della mamma. Che poteva prenderla per allattarla e cambiarla purché indossasse due mascherine e igienizzasse le mani. «I medici o venivano tutti bardati o mi telefonavano». Il 24 hanno lasciato il Gemelli. «Mia figlia è negativa, sta nella sua culla, io ancora no».


«PICCOLI IN SICUREZZA»
Al Gemelli, da almeno un decennio si effettua il rooming-in (stare insieme in una stanza). Ma è la prima volta che in un ospedale di Roma ciò avviene con una mamma positiva. «Finora - spiega Giovanni Vento, direttore Uoc di Neonatologia - per la situazione logistica ed epidemiologica dell'ospedale e per la mancanza di evidenze scientifiche, il neonato veniva separato da una madre positiva, fino alla dimissione, in attesa dei tamponi. Grazie allo straordinario lavoro di un gruppo multidisciplinare costituito da ostetrici, anestesisti, neonatologi e pediatri, infettivologi e direzione sanitaria abbiamo costruito un percorso dedicato che consente alle mamme positive di stare subito con i neonati, garantendo loro la massima sicurezza». «Questa esperienza - riflette Antonio Lanzone, direttore Uoc Ostetricia e Patologia ostetrica - sana una situazione umanamente difficile per le gestanti, poi puerpere, che passano molto tempo in solitudine. Disagio accentuato dal distacco traumatico del figlio dal loro corpo e dal loro essere, che può avere conseguenze psicologiche a medio termine. Grazie a uno sforzo organizzativo veramente importante siamo potuti arrivare a fornire un rooming-in in tutto e per tutto simile a quello che pratichiamo per le mamme non Covid».

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