Corso Francia, più vicino l'incontro tra le famiglie

Sabato 4 Gennaio 2020 di Giuseppe Scarpa
Corso Francia, più vicino l'incontro tra le famiglie

Maxiconsulenza tecnica per stabilire la velocità del Suv guidato da Pietro Genovese e un possibile incontro tra le famiglie delle vittime da una parte e del 20enne dall'altra. Mentre l'inchiesta entra nel vivo per tracciare, con assoluta certezza, il perimetro delle responsabilità di Genovese, gli avvocati aprono un canale diplomatico. «È un auspicio», lo definisce in questo modo Cesare Piraino, il legale della famiglia di Camilla Romagnoli, la 16enne travolta e uccisa assieme all'amica Gaia von Freymann la notte tra il 21 e il 22 dicembre su Corso Francia a Roma.

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La possibilità che il regista Paolo Genovese, accompagnato dalla moglie, incontrasse nei giorni scorsi i genitori delle 16enni era stata valutata dai genitori delle ragazze, ma era sembrato prematuro. E così, il papà di Pietro, con una lettera, aveva manifestato il dolore che provavano i Genovese per l'incidente mortale causato dal figlio. Tuttavia l'ipotesi di un faccia a faccia non era stata accantonata e potrebbe concretizzarsi in un futuro a breve termine. Nessuna data fissata nel calendario. I Romagnoli, oppressi dal dolore, hanno lasciato semplicemente una finestra aperta, subordinata al comportamento processuale dello stesso Pietro Genovese. Nel caso in cui il ragazzo, a dibattimento, dovesse accampare giustificazioni prive di fondamento sull'incidente mortale, qualsiasi possibilità di incontrarsi verrebbe accantonata. Nel frattempo gli avvocati del 20enne, Gianluca Tognozzi e Franco Coppi, hanno deciso di rivolgersi al tribunale del Riesame per chiedere la scarcerazione del loro assistito. Servirà, invece, una maxiconsulenza tecnica per ricostruire la dinamica dell'incidente.

CONSULENZA
La procura di Roma affiderà agli specialisti una serie di accertamenti al fine di chiarire, in ogni suo dettaglio, cosa è avvenuto poco dopo la mezzanotte all'altezza dell'incrocio con la rampa di accesso alla tangenziale. A piazzale Clodio si è svolto un vertice tra gli inquirenti per procedere alla nomina dei consulenti, a cui sarà affidato un mandato di sessanta giorni per completare le verifiche. In primo luogo, chi indaga punta ad accertare la velocità a cui procedeva il suv e il punto preciso dell'impatto con le due ragazze, in modo da poter chiarire se le due giovanissime vittime fossero sulle strisce pedonali. In questo ambito i pm, che procedono per omicidio stradale plurimo, vogliono chiarire anche il funzionamento dei semafori così come sollecitato nei giorni scorsi dai legali dei familiari delle due minorenni.

Per quanto riguarda l'attività istruttoria la prossima settimana verranno ascoltati una serie di testimoni.
In procura sarà convocato uno dei due amici di Genovese che quella notte era a bordo dell'auto. Si tratta del ragazzo che era al fianco del guidatore. In calendario anche l'audizione dell'automobilista che era a bordo di una Smart ed era dietro l'auto che ha evitato le due 16enni mentre attraversavano la strada. Più testimoni hanno raccontato della macchina che ha evitato di travolgere Gaia e Camilla. Soltanto due, su otto, sostengono che fossero sulle strisce. «Ero alla guida della mia autovettura - afferma in particolare un testimone oculare - stavo procedendo in direzione fuori città, il semaforo veicolare di Corso Francia era appena diventato verde per entrambe le carreggiate, pertanto l'impianto pedonale era diventato rosso da pochissimi istanti. Ho visto alla mia sinistra due ragazze che procedevano di corsa sulle strisce cercando di attraversare la carreggiata opposta rispetto a quella dove stavo procedendo. Una piccola vettura - prosegue il teste - di colore scuro, credo una Smart, presente sulla corsia di destra, era ferma, non so se fosse posteggiata o se si fosse fermata per agevolare il transito dei due pedoni».

Ultimo aggiornamento: 12:51 © RIPRODUZIONE RISERVATA