Covid-19 Roma, situazione sotto controllo: così la Capitale ha ridotto i contagi

Lunedì 20 Aprile 2020 di Mauro Evangelisti
Covid-19 Roma, situazione sotto controllo: così la Capitale ha ridotto i contagi

ROMA - Il 28 febbraio una donna di Fiumicino fu trovata positiva. Eravamo all'inizio dell'epidemia di coronavirus, i medici detective, una squadra di specialisti del Lazio che lavora da sempre sulla ricostruzione dei contatti di chi ha una malattia infettiva, scoprì che la signora era stata ad Alzano Lombardo, in Lombardia, ma anche alla partita Atalanta-Valencia.

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«Abbiamo inviato la segnalazione alla azienda sanitaria di Bergamo, molti giorni prima che in Lombardia si rendessero conto della gravità della situazione. Fummo noi della Regione Lazio a suggerire di mettersi in isolamento a diversi cittadini di Alzano. In queste settimane abbiamo accolto diversi pazienti dalla Lombardia nelle terapie intensive, vedersi attaccati è una cosa inaccettabile. Soprattutto perché si stanno dicendo delle bugie».
 


Lo sfogo è dall'assessore alla Sanità, Alessio D'Amato. Può giocarsi la carta dei numeri: nonostante sia la Capitale, abbia un aeroporto internazionale, turisti che arrivavano da tutti il mondo, scambi assidui con Milano, mentre tutti si aspettavano una drammatica disfatta sanitaria simile a quella lombarda, Roma oggi ha 93 pazienti positivi ogni 100.000 abitanti, un quinto di Milano, un quindicesimo di Cremona. Ieri ha registrato appena 22 nuovi casi, 87 se si considera tutta la regione guidata da Nicola Zingaretti. In Lombardia ci sono stati 12.213 morti per Covid-19, nel Lazio 341. Nonostante questo da Milano arrivano le accuse a Roma di avere fatto le stesse scelte poco oculate (eufemismo): mandare pazienti Covid all'interno delle Rsa come in Lombardia.

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Questo nel Lazio non è successo: al contrario, si stanno organizzando delle Rsa dedicate solo a chi è positivo a Covid, per un totale di 200 posti; case di riposo e residenze sanitarie assistenziali sono un problema anche nel Lazio, come in tutta Italia, però la strategia di circoscrivere chirurgicamente le aree ogni qual volta si sviluppava un focolaio ha evitato il peggio. In Lombardia hanno purtroppo rinviato la scelta di chiudere la zona di Alzano, nel Lazio (certo, allertati anche dalla tragedia che stava avvenendo in Lombardia) hanno fatto il contrario: Fondi (Latina), zona rossa; Nerola (Roma), zona rossa; e poi ancora Celleno (Viterbo), Contigliano (Rieti) e l'altro giorno Campagnano (Roma). La scelta di chiudere subito le cittadine con un numero anomalo di contagi si è rivelata vincente, come d'altra parte hanno fatto governatori di tutti gli schieramenti (Bonaccini a Medicina, Marsilio in varie aree dell'Abruzzo, la Santelli in diverse zone della Calabria, lo stesso De Luca in Campania), ma non Fontana in Lombardia. Certo, c'è la giustificazione che Fontana si è trovato per primo nell'uragano (ma lo stesso varrebbe anche per Zaia), ma è meno comprensibile l'argomento e allora il Lazio?.

TAMPONI
Anche a Roma e dintorni sono stati commessi errori: sui tamponi, restano troppi pazienti a casa con sintomi ma che raccontano di non essere mai stati sottoposti all'esame. Però altre mosse hanno funzionato, a partire dalla creazione di sei Covid-Hospital, dalla Columbus all'Eastman, strutture dedicate solo a quel tipo di pazienti. Si sta rafforzando la collaborazione con i medici di base e grazie a questo si è ridotto il ricorso ai ricoveri. La struttura che insegue e ricostruisce la catena de contagi si è rivelata ben addestrata, fin dai pazienti 1 e 2, i due turisti di Wuhan. E poi, certo, avere un'eccellenza per le malattie infettive come lo Spallanzani proprio a Roma, ha aiutato. Ieri c'è stato solo un decesso in tutto il Lazio.


 

Ultimo aggiornamento: 27 Aprile, 12:11 © RIPRODUZIONE RISERVATA