Coronavirus Roma, test sierologici, rinvio a maggio: «Estesi anche a vigili e dipendenti comunali»

Mercoledì 15 Aprile 2020 di Camilla Mozzetti
Coronavirus Roma, test sierologici, rinvio a maggio: «Estesi anche a vigili e dipendenti comunali»

Partiranno anche nel Lazio, come annunciato nei giorni scorsi, i test sierologici per rinvenire, attraverso l'analisi del sangue, gli anticorpi al Sars-Cov-2. I tempi? «Bisognerà aspettare i primi di maggio», puntualizza l'assessore alla Sanità Alessio D'Amato che specifica anche il primo utilizzo che ne verrà fatto: «Personale sanitario, forze dell'ordine (con cui si discuterà dell'argomento proprio oggi) per ampliare poi l'offerta ai vigili urbani, ai netturbini, ai dipendenti pubblici (a partire da quelli del Campidoglio)». Pochi giorni fa, durante la conferenza stampa all'Istituto nazionale per le malattie infettive Lazzaro Spallanzani, era stato proprio D'Amato ad annunciare l'utilizzo dei test su 300 mila persone. La procedura sembrava pronta a partire subito dopo Pasqua ma lo slittamento è dovuto al via libera, che deve ancora arrivare, «sull'autorizzazione del test».

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LE DIFFERENZE
È necessario un passo indietro per spiegare a cosa servono queste analisi e in che modo si differenziano dai tamponi naso-gola. Al momento l'esame più valido, dal punto di vista diagnostico, resta il tampone perché il meccanismo di analisi è molecolare è va a rintracciare l'Rna del virus. E il tampone, al momento, può essere fatto soltanto nei centri Coronet autorizzati dalla Regione (gli ospedali Covid per intenderci e non le cliniche o i laboratori privati). Il test sierologico, invece, analizzando le immunoglobuline IgG e IgM presenti nel sangue e di riflesso la presenza o meno di anticorpi a un virus, è utile sul fronte della ricerca, per l'indagine epidemiologica: capire come si è mosso il Covid-19, ad esempio, all'interno di una comunità ma non ci sono al momento certezze comprovate sui vari test prodotti dalle aziende per la diagnosi della malattia. Il meccanismo lo spiega bene il professor Walter Ricciardi, membro dell'Oms e consulente del ministro della Salute per l'emergenza coronavirus: «Questi test possono essere messi in commercio in Europa dopo l'autorizzazione del marchio CE che viene dato dagli organismi notificati, più o meno ce n'è uno per ogni Paese. Quando questi test vengono sottoposti agli organismi per ottenere l'autorizzazione al marchio, non c'è nessun obbligo di valutazione di efficacia ma solo obblighi di valutazione di sicurezza». Come vengono approvati? «L'azienda produttrice manda un file e dice: ho sperimentato su 5/10 persone questo test e questo test non provoca problemi, ma non dice che è sicuro nella diagnostica di una determinata malattia e così lo immette in commercio a suo rischio e pericolo. Qualsiasi acquirente - sia pubblico che privato - acquisti questi test si espone al rischio di una diagnostica approssimativa e questo è già successo in diversi paesi come la Germania e l'Inghilterra». Che senso ha allora farli? «È attraente capire la circolazione del virus - prosegue Ricciardi - in una Regione o in una comunità ma ora è tutto molto accelerato e anche approssimativo». Per capire ancora meglio: il test sierologico usato per diagnosticare l'epatite è oggi attendibile perché è da oltre 30 anni che viene provato.

LE CATEGORIE
La Regione Lazio inizierà a utilizzarli in determinati gruppi e non sull'intera popolazione del territorio e frena anche i laboratori privati di analisi: «I test sierologici non sono e non possono essere un business da parte di privati, ma assumono valore solo se inseriti in analisi di sieroprevalenza o in indagini di sorveglianza di popolazione selezionati nell'ambito di specifici programmi quali sono quelli che si intendono attivare nel Lazio su tutto il personale sanitario e sulle forze dell'ordine, che vanno ripetuti in un arco temporale definito e lì dove necessario con verifica del test molecolare», ovvero con il tampone naso-gola.

Nei giorni scorsi diversi laboratori privati di analisi cliniche hanno pubblicizzato il test a prezzi molto alti: 120 euro, ad esempio, è la cifra richiesta (con pagamento anticipato), da una struttura per il prelievo a domicilio. «I singoli test commerciali effettuati fuori da protocolli nazionali e regionali non assumono alcun significato per il Ssr e non sono validati dall'Istituto Spallanzani che ha condotto la sperimentazione», nei centri divenuti zona rossa come Nerola e Contigliano i cui esiti sono attesi entro questa settimana. «Trovo immorale chiedere soldi ai cittadini - conclude D'Amato - a volte anche centinaia di euro, senza alcuna validazione scientifica al di fuori di un contesto di analisi di sieroprevalenza addirittura pubblicizzando sui social test Covid come patentino di immunità. Non consentiremo a nessuno di fare affari su queste questioni».

Ultimo aggiornamento: 11:46 © RIPRODUZIONE RISERVATA