Covid-19, a Roma 2.753 morti a marzo, meno che nel 2019: ecco perché il Covid risparmia la Capitale

Mercoledì 15 Aprile 2020 di Mauro Evangelisti
Covid-19, a Roma 2.753 morti a marzo come nel 2018: ecco perché il Covid risparmia la Capitale

A Roma nel marzo del 2018 sono morte 2.783 persone, nel marzo del 2019 2.721, nel marzo del 2020, vale a dire il mese scorso, 2.753. Come è possibile? L’epidemia del coronavirus era già cominciata, nel Lazio siamo già a 300 decessi. Eppure, sulla Capitale i numeri sembrano raccontare altro. Spiegano gli esperti: stiamo parlando di una tragedia, di ospedali sotto pressione, di vittime anche giovani e del dolore di molte famiglie a Roma e nel Lazio, ma se si guardano i numero ci sono altri fattori che vanno considerati: tra i decessi da Covid-19 probabilmente vi erano anche pazienti con patologie già avanzate che, detto in modo brutale, purtroppo sarebbero morte comunque e dunque a livello statistico non mutano il conto finale.

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«Inoltre - spiega il vicepresidente dell’Ordine dei Medici di Roma, Pierluigi Bartoletti - quest’anno gli effetti dell’influenza sono stati meno forti e probabilmente anche questo ha inciso sul dato dei decessi. Teniamo conto anche del fatto che più persone si sono vaccinate quest’anno per l’influenza e questo ha limitato le conseguenze. Per questo diciamo che per le fasce a rischio il vaccino anti influenza in autunno dovrà essere obbligatorio».

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I numeri, comunque, confermano che a Roma non c’è stato un effetto tsunami del coronavirus, ma solo perché il lockdown ha evitato un contagio troppo rapido e dunque fuori controllo. Per questo continua a essere importantissimo rispettare le regole e restare in casa. Paradossalmente, il lockdown (di fatto dalla seconda settimana di marzo), potrebbe avere inciso anche su altre cause di morte, a partire dagli incidenti stradali. Un grafico elaborato dalla Fondazione Gimbe mostra anche come il Lazio sia una delle regioni con il tasso di letalità più basso in Italia. Quanti pazienti muoiono per Covid-19 ogni 100 infetti? In Lombardia quel tasso è altissimo, 18,2 decessi ogni 100 infetti. In Emilia-Romagna scende a 13, in Toscana a 7, nel Lazio a 5,9, solo in Molise e in Umbria è più basso, rispettivamente a 5,8 e 4. 

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Si stanno anche affinando le terapie domiciliari, che consente di limitare il numero dei pazienti di Covid-19 ricoverati. Si è capito che è una malattia che può peggiorare rapidamente ed è importantissimo iniziare la terapia sin dai primi giorni. Oggi a Roma il 62 per cento dei pazienti viene curato a casa. «Cominciamo finalmente ad avere risultati importanti con due tipi di farmaci - osserva Bartoletti -, sempre tenendo conto che è necessario lo stretto controllo medico e che vanno valutate le caratteristiche dei pazienti. Da una parte ci sono buon risultati con l’idrossiclorochina, che dà spesso un sollievo immediato. Dall’altra anche noi, come in altre parti d’Italia, stiamo intervenendo con l’eparina, un farmaco che serve a evitare la trombosi venosa, l’embolia polmonare. Abbiamo visto molti referti autoptici e purtroppo chi muore quasi sempre è devastato dal punto di vista cardiovascolare. Ci sono danni incredibili a tutti gli organi, non solo polmoni, ma anche cuore e reni. Danni dovuti a micro embolie distali». L’eparina, che è un anticoagulante, aiuta a prevenire tutto questo.

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Ultimo aggiornamento: 17 Aprile, 00:42 © RIPRODUZIONE RISERVATA