Coronavirus, clienti in fuga dagli hotel: «Pioggia di rimborsi»

Domenica 2 Febbraio 2020 di Alessia Marani
Coronavirus, clienti in fuga dagli hotel: «Pioggia di rimborsi»

«In una città come la nostra con già tanti problemi e disservizi, l'emergenza Coronavirus rischia di essere una batosta da mezzo miliardo di euro per l'intera categoria». L'allerta arriva da Giuseppe Roscioli, a capo di Federalberghi Roma, che, conti alla mano, ricordando quanto accadde nei sei mesi in cui diciassette anni fa aleggiava nel mondo lo spettro della Sars, stima oggi in 500 milioni di euro le perdite potenziali per il settore nella Capitale. «Allora - spiega Roscioli - il periodo di diffusione fu di tre mesi, altrettanti ne passarono prima che il fenomeno si stemperasse del tutto. Si tratta della stessa tempistica stilata ora dagli esperti per il virus partito dalla Cina. Per cui la cifra - conclude - è una stima attendibile, minima, confidando che, invece, l'incubo si dissolva prima».

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Dal calcolo l'associazione di categoria esclude le conseguenze per l'indotto, fatto da commercio e ristorazione. Un piccolo mondo fatto da almeno duecentocinquantamila addetti. A quattro giorni dall'annuncio dei due casi di Coronavirus all'albergo Palatino di Roma - una coppia di anziani turisti cinesi provenienti dalla città focolaio di Wuhan - un cliente su dieci ha già fatto richiesta per avere il rimborso delle camere prenotate negli hotel capitolini. «Ma la cosa più grave - aggiungono ancora dalla Federalberghi - è che sta arrivando una massiccia disdetta di prenotazioni dall'area del Sud-Est asiatico, della Corea e del Giappone, per la paura che viaggiare in aereo aumenti le probabilità di contagio. E se la condizione persisterà, allora al turismo romano, ma non solo, verrà meno una importante fetta di clienti».

Ma dopo il caso del Grand Hotel Palatino, come si stanno attrezzando gli oltre mille alberghi della Capitale? «Sono in tanti a chiamarci in questi giorni - confida Roscioli - per sapere come comportarsi. La raccomandazione è di seguire quanto stabilito nella circolare ministeriale. Si tratta di regole semplici, a partire dal rispetto dell'igiene, come il lavarsi le mani o l'uso dei guanti nei servizi. La circolare, poi, dà discrezione al singolo lavoratore circa l'utilizzo delle mascherine che noi albergatori abbiamo, comunque, l'obbligo di assicurare ai dipendenti. E le abbiamo comprate. Se vi sono sintomi molto sospetti allora bisogna attivare il protocollo sanitario». E il commercio nella Capitale ne risente? A Roma ogni anno arrivano 240mila cinesi. «É ancora presto per fare una stima - dice Valter Giammaria di Confesercenti - stiamo monitorando la situazione. Fortunatamente non siamo ancora ai livelli di psicosi anche se, ovviamente, c'è preoccupazione. Anche in quanto a precauzioni, come l'uso di mascherine, non abbiamo disposizioni specifiche, al momento è tutto nella sensibilità personale: c'è chi è molto attento ai contatti con il pubblico e chi, invece, agisce normalmente».
 

 

Ultimo aggiornamento: 17:24 © RIPRODUZIONE RISERVATA