Roma, circoncisione fatale: «Quel neonato non andava operato»

Lunedì 3 Febbraio 2020 di Adelaide Pierucci
Roma, circoncisione fatale: «Quel neonato non andava operato»

Sarebbe bastata una visita medica accurata e David Mba giorni dopo avrebbe spento le prime due candeline assieme al gemello. Invece il medico a cui si era affidata la mamma per sottoporlo alla circoncisione ha proceduto direttamente all'operazione, eseguita in casa, senza materiali e in condizioni precarie. Gli inquirenti ora hanno tirato le somme per il caso del piccolo nigeriano che nel Natale del 2018 commosse l'Italia per essere morto a seguito di un rituale casalingo effettuato in un appartamento destinato all'accoglienza, a Monterotondo. Ed hanno scoperto che il medico, un libanese di 66 anni residente da anni a Roma, pur non essendo iscritto a un albo, aveva una laurea in Medicina e pure una specializzazione chirurgica a La Sapienza, ma non si era accorto che il piccolo in quel momento era affetto da polmonite.
L'intervento di circoncisione eseguito in «una situazione di gravissima carenza igienico-sanitaria» e «controindicato attese le condizioni di salute del piccolo» si è rivelato quindi devastante. Ora F. E. potrebbe presto finire a processo. Il procuratore di Tivoli Francesco Menditto ne ha firmato la richiesta di rinvio a giudizio con la doppia accusa di omicidio colposo ed esercizio abusivo della professione.

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LA RICOSTRUZIONE
A David e all'altro figlioletto Daniel, mamma Rosemary, cristiana e operatrice per una Ong in Nigeria, aveva preparato anche l'albero di Natale. A spingerla verso l'intervento della rimozione del prepuzio più spinte igieniche che religiose. Così quando si è ritrovata tra le braccia David in fin di vita e Daniel febbricitante la donna è impazzita per il dolore. Il ricovero d'urgenza all'ospedale Sant'Andrea e l'indomani la morte. Per David, troppo fragile in quel momento, non c'è stato nulla da fare.

LE CONTESTAZIONI
Nelle contestazioni i magistrati scrivono che l'imputato «aveva effettuato l'intervento in casa del bambino in una situazione di gravissima carenza igienico-sanitaria, senza sottoporre il medesimo alla doverosa valutazione preoperatoria, con raccolta dell'anamnesi, acquisizione di eventuale documentazione medica, esami obiettivi e strumentali e di laboratorio, valutazioni che avrebbero permesso di rilevare che era affetto da polmonite». L'autopsia ha ricollegato la morte «a una insufficienza cardiorespiratoria acuta conseguente allo stato settico derivante dalla polmonite».
Per il medico era scattato l'arrestato per omicidio preterintenzionale.

Sottoposto ora all'obbligo di presentazione alla caserma vicino all'abitazione, e assistito dall'avvocato Alessio Tranfa, è ancora turbato per la tragedia. Nella cittadina eretina alle porte di Roma Rosemary e i due gemelli erano arrivati il 15 novembre dal Centro di accoglienza straordinario (Cas) di Rieti. I piccoli avrebbero festeggiato i due anni il 10 gennaio, il 23 dicembre invece la tragedia. Per contenere il dolore della mamma era stato necessario il ricorso di medici.

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