Cinghiali, polemica sulle gabbie tra Regione e Comune. Raggi: «Commissione d'inchiesta»

Sabato 17 Ottobre 2020 di Stefania Piras
Cinghiali, polemica sulle gabbie tra Regione e Comune. Raggi: «Commissione d'inchiesta»

Non c'erano gabbie per catturare i cinghiali e perciò l'abbattimento si è reso necessario. Questa la più recente spiegazione fra le righe del caso cinghiali che sta infiammando la polemica politica. Un caso "gabbie", dunque, che la Regione Lazio smentisce seccamente mentre la sindaca Virginia Raggi ha annunciato di volere una commissione d'inchiesta per risalire a chi e perché ha ucciso gli animali.

Il gioco dei quattro cantoni. No, è più semplice: qui sono tre. Sono Regione Lazio, Campidoglio e Città metropolitana (il primo è l'ente guidato da Nicola Zingaretti e gli altri due dal sindaco Virginia Raggi) gli attori che hanno firmato il protocollo d'intesa per la gestione del Sus Scrofa L. cioè dei cinghiali che affollano i quartieri di Roma nord ee Roma sud (sì, affollano: girano in branchi di 20 e 25 e sono tutti branchi di femmine.

Una volta l’anno, vanno in calore e lo fanno tutte insieme. I maschi le ingravidano; da qui la proliferazione straordinaria di cinghiali).

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E succede che le femmine abbandonino il gruppo e ne scelgano un altro. Poi vanno in calore un’altra volta e si riproducono di nuovo. Quindi invece che figliare una volta l’anno, lo fanno due volte. Questo è il motivo della moltiplicazione dei cinghiali, anche a Roma. Insomma, la sterilizzazione di tutta la vasta popolazione di ungulati è impresa a dir poco ardua.

Tutti e tre stanno litigando per la questione della famigliola di cinghiali rinchiusa e abbattuta nel parco giochi all'Aurelio che ha destato la rabbia e lo sdegno degli animalisti. La Polizia Provinciale, alle dipendenze della Provincia di Roma che si è trasformata nell'ente "Città metropolitana", ha preso la decisione, in accordo con gli altri enti, di telenarcotizzare i cinghiali che in un secondo momento sono stati abbattuti. Gli agenti hanno sparato a mamma cinghiale e i suoi sei cuccioli venerdì notte di fronte alle proteste degli attivisti che hanno cercato in tutti i modi di evitare l'abbattimento (hanno proposto anche di prendersi cura loro degli animali). 

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Leggiamo cosa dicono; spoiler: a un certo punto la Città Metropolitana "si autodenuncerà" dicendo di aver operato per la publica sicurezza e dopo la decisione congiunta di Regione e Comune.

Il Comune con l'assessore Laura Fiorini scrive su Facebook: «Oggi è necessario fare alcune precisazioni sulla questione 'cinghialì. Ieri sera, infatti, al Parco Mario Moderni, in zona Gregorio VII, sono stati teleanestetizzati sei cinghiali. La decisione è stata presa dal Tavolo Tecnico composto da Asl, Regione Lazio, Roma Natura e nel quale Roma Capitale ha solo il compito di convocazione, coordinamento e supporto logistico negli interventi». Insomma, dice che il Campidoglio tiene solo l'agenda del Tavolo, salvo offrire il supporto logistico e di coordinamento che, tradotto, vuol dire prendere e coordinare le decisioni operative sui cinghiali.

«Voglio chiarire che la scelta privilegiata è la cattura con apposite gabbie - spiega - ma poiché Regione Lazio e Roma Natura non le hanno predisposte, il tavolo tecnico ha ritenuto che, essendo impossibile ricorrere alla prima modalità, fosse necessario procedere con la teleanestesia. Ma è chiaro che la necessità deve essere oggettiva e non può consistere nella semplice indisponibilità delle gabbie o altre semplici difficoltà superabili. Prendiamo atto, infine, del fatto che il Protocollo sui Cinghiali, da noi sottoscritto insieme alla Regione, non è stato attuato dall'Ente competente, Regione Lazio. Ne trarremo le conseguenze poiché l'irresponsabilità dei comportamenti non può ricadere su chi li subisce ma su chi ne è artefice. 

La Regione Lazio risponde con l'assessore Enrica Onorati: «Sono quantomai surreali le dichiarazioni fatte da parte di rappresentanti istituzionali del Comune di Roma su quanto avvenuto ieri nel giardino Mario Moderni di Roma. La decisione della telenarcosi e della eutanasia, previste dalla legge nazionale a salvaguardia della tutela e incolumità pubblica, che spetta, è bene ricordarlo, al sindaco della città - aggiunge - è stata assunta all'unanimità al tavolo tecnico, nato da un protocollo di intesa voluto dal prefetto di Roma per sopperire alle inefficienze dell'amministrazione competente. Decisione, tra l'altro, comunicata dal direttore del Comune di Roma, Marcello Visca, nella nota del 16 ottobre protocollo 74048, in cui, tra l'altro si dà mandato alla polizia locale di Roma Capitale di predisporre gli atti amministrativi e all'Ufficio Operativo della Direzione Mercati all'Ingrosso di predisporre il mezzo idoneo al trasporto. Nonostante ciò, in serata, grazie alla messa a disposizione da parte dell'onorevole Brambilla della sua associazione Leeda durante una telefonata intercorsa tra lei, Diaco e me come Regione abbiamo manifestato la nostra disponibilità a dare in comodato d'uso le gabbie dei Parchi del Lazio al Comune di Roma per permettere il prelievo degli animali. Cosa che comportava un lasso di tempo necessario alla messa a disposizione, poiché le gabbie di RomaNatura, che siede al tavolo, erano impegnate nel contenimento della fauna selvatica nella riserva naturale, come previsto dalla legge. La telefonata si è conclusa con l'impegno di Diaco di avvertire Visca per predisporre il tutto. Da lì, abbiamo appreso tristemente dagli organi di stampa, sia io che l'onorevole Brambilla, dell'avvenuta operazione al giardino».

La Città metropolitana dice: «La situazione relativa alla gestione della proliferazione dei cinghiali all'interno dei confini comunali di Roma coinvolge profili giuridici ed operativi piuttosto complessi. A seguito di un lungo processo di approfondimento e studio, in numerosi incontri congiunti presso la Prefettura di Roma, è stato condiviso nel 2019 un protocollo operativo tra le Istituzioni competenti: Regione, Comune, Città metropolitana, Asl, al quale hanno contribuito anche Ispra, ministero della Salute, che prevede anche l'ausilio delle Forze dell'ordine nazionali. È in tale perimetro che si opera, ciascuno nel rispetto dei compiti assegnati dal protocollo operativo». Lo afferma in una nota la vicesindaca della città metropolitana di Roma Teresa Zotta.

«Stigmatizziamo con forza quanto accaduto ieri in via Gregorio VII: la Polizia metropolitana opera a valle del processo decisionale, in capo a Regione e Comune, ed è tenuta esclusivamente alle operazioni materiali di cattura dei cinghiali, o con le gabbie o con la teleanestesia, utilizzando dardi sparati con carabina il cui quantitativo del narcotico è stabilito dai veterinari presenti, in ragione della stazza dell'animale, al fine di consentirne la sola sedazione, per il successivo prelievo dell'animale in sicurezza», continua Zotta nella nota. «Appena avuto notizia dal comandante della Polizia provinciale dell'operazione in atto ho raccomandato la massima cautela e attenzione affinchè tutto fosse condotto nel rispetto massimo del protocollo e con la professionalità che contraddistingue gli agenti. Chi opera all'interno di un quadro condiviso, svolgendo unicamente i propri doveri istituzionali, con l'obiettivo primario di garantire la pubblica sicurezza ai cittadini, non può essere aggredito nè essere ritenuto diretto responsabile», conclude la vicesindaca della Città metropolitana di Roma. 

Insomma, è come è scritto nel protocollo e ripete Città metropolitana in modo candido: il Tavolo tecnico decide con un confronto che prevede la partecipazione di tutti gli enti sottoscrittori e la polizia provinciale esegue. No surprises, insomma. 

Ultimo aggiornamento: 19 Ottobre, 10:32 © RIPRODUZIONE RISERVATA