Cessione Roma, il ruolo cruciale dello stadio aspettando il Campidoglio

Lunedì 30 Dicembre 2019 di Simone Canettieri
Cessione Roma, il ruolo cruciale dello stadio aspettando il Campidoglio

Il nodo non è stato ancora sciolto ufficialmente, ma dietro le quinte è chiaro a tutti quanto sia centrale l’affaire Tor di Valle nella cessione dell’As Roma. Sono così destinati a uscire di scena i due protagonisti del discusso progetto immobiliar-sportivo, che dovrebbe sorgere nella zona sud della Capitale. Addio dunque non solo a James Pallotta, ma anche a Luca Parnasi, il costruttore arrestato per corruzione nel giugno del 2018. Il gruppo Cpi, dell’immobiliarista ceco Radovan Vítek, è in trattativa con Unicredit per acquistare i crediti ipotecari che gravano sulla Eurnova, circa 50-60 milioni di euro. 

Il primo passo dell’operazione, che riguarderà poi anche i terreni al centro del progetto stadio. 
Con ogni probabilità, secondo quanto trapela in queste ore, si assisterà a un duplice annuncio: nuovo proprietario del club di Trigoria e nuovo titolare dei terreni e del progetto di Tor di Valle. Negli ultimi giorni tra Friedkin e Vitek i contatti sono stati intensi, raccontano fonti vicine al dossier. In questa triangolazione, però manca il Campidoglio. Per via dello scandalo e degli arresti che sconvolsero la giunta Raggi, i grillini romani hanno rallentato l’iter dell’operazione. Il progetto - al centro anche di intercettazioni finite agli atti dei magistrati - è stato vivisezionato prima del Politecnico di Torino, poi è dai dipartimenti comunali. Nel primo caso è stato stabilito - con due prescrizioni - che per fare lo stadio servirà potenziare la viabilità e le ferrovie. 

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«Non basta, dobbiamo fare le cose per bene», dicono in queste ore gli uomini più vicini a Virginia Raggi. Ecco perché la sindaca si è preso tempo per leggere la relazione degli uffici, poi la condividerà con la sua maggioranza i primi giorni dell’anno nuovo. Ci sarà da prendere una decisione politica: avanti o stop a Tor di Valle. La doppia svolta di queste ore fa tirare un grande sospiro di sollievo ai pentastellati perché, se tutto andrà in porto, usciranno da sotto i riflettori i protagonisti di un progetto che finora ha dato molti più dolori che gioie a Raggi e soci. Soprattutto dal punto di vista dell’immagine. Le tangenti e gli arresti intorno allo stadio nel corso dei mesi, e ormai degli anni, hanno fatto da detonatore alle guerre interne ai Cinque Stelle. Ecco perché in Campidoglio - anche davanti alle novità societarie - continuano a ripetere: «Prenderemo la nostra decisione con calma, non possiamo permetterci lati oscuri». D’altronde lo stadio potrebbe essere il volano per una ricandidatura della Raggi nel 2021, ma anche la definitiva pietra tombale se dovessero uscire fuori altre magagne. Se ci sarà il via libera dei Cinque Stelle si andrà avanti con la fase due, quella conclusiva. Un passaggio non banale a rischio defezione per i consiglieri comunali ribelli che compongono la maggioranza.
La convenzione urbanistica tra comune e proponente è virtualmente conclusa con un sostanziale accordo fra le parti, anche se andrà in aula per l’approvazione probabilmente a marzo. L’operazione si muove in un ginepraio di società. Fino a poco fa la Eurnova aveva trattato per vendere i terreni a James Pallotta. Una delegazione della società di Parnasi era volata a Boston per trattare direttamente con gli emissari del patron giallorosso. Ma poi lo scenario ormai è mutato. Adesso avanza Vitek, che informalmente si sarebbe visto anche con i tecnici del Comune per capire se ci siano problemi sull’opera.

Sull’asse ceco-americano regna l’ottimismo. Sulla carta se il progetto dovesse definitivamente tramontare, la nuova proprietà è pronta a indicare un nuovo sito. Ma sarebbe una perdita di tempo immane, che nessuno può permettersi. Né la politica né gli imprenditori. Ma i tempi sono destinati comunque ad allungarsi: nella bozza di convenzione è prevista una verifica sulla «sostenibilità dell’opera» (i trasporti, tallone d’Achille dello stadio) un anno prima del termine dei lavori, quindi tra il 2022 e il 2023, quando sarà archiviato il primo mandato di Raggi.
 

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