Case agli stranieri a Roma, maestra comunale era la talpa di CasaPound

Mercoledì 24 Aprile 2019 di Michela Allegri e Mauro Evangelisti
Case agli stranieri a Roma, maestra comunale era la talpa di CasaPound

Il sospetto è che per mesi abbia spifferato ai militanti di CasaPound notizie riservate che arrivavano direttamente dal Comune: le liste di assegnazione di case popolari a rom e migranti, consentendo di organizzare blitz e occupazioni di protesta. Avrebbe avvisato in anticipo anche della perquisizione disposta dalla Corte dei conti all'interno del palazzo occupato in via Napoleone III, nel quartiere Esquilino, a Roma, sede storica del movimento di estrema destra, occupata senza titolo dal 2003. Proprio da quelle indagini è emersa l'identità di quella che, per gli inquirenti, potrebbe essere la talpa: si tratta di una maestra di un asilo comunale, che abita in uno degli appartamenti del palazzone occupato. Gli agenti della Digos e i finanzieri del Nucleo di polizia tributaria sono arrivati a lei incrociando la lista degli occupanti con i dati di Equitalia: dagli accertamenti è emerso che la donna percepiva redditi dal Comune di Roma, circostanza che è subito sembrata sospetta.

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Ora, gli investigatori stanno ultimando due informative. Una, che si focalizza sul danno erariale milionario per le casse pubbliche, legato alla mancata percezione dei canoni di affitto, verrà consegnata ai magistrati contabili, che hanno anche disposto nuovi accertamenti sul Miur - il dicastero che ha in carico l'edificio - e sul Demanio, che nel 2004 aveva respinto la richiesta del Ministero di riconsegnare il palazzo per cessate esigenze istituzionali. L'altra, quella sulla rivelazione di notizie, verrà invece depositata a piazzale Clodio e finirà al vaglio della magistratura penale. Il sospetto di chi indaga è che la donna possa avere avuto dritte direttamente dall'interno degli uffici comunali, da qualcuno che ha accesso alle banche dati capitoline e che ora dovrà essere individuato.

L'ultimo episodio sospetto è dell'8 aprile, quando nel quartiere di Casal Bruciato i residenti di un complesso Erp, fomentati da CasaPound e Fratelli d'Italia, hanno protestato - impedendo l'accesso - per l'assegnazione di un alloggio popolare a una famiglia montenegrina proveniente dal campo rom di La Barbuta. Pochi giorni prima i leader del movimento erano intervenuti a Torre Maura, protestando per l'arrivo di alcuni nomadi in un centro della zona. Ma ci sarebbero altri precedenti, legati a diversi movimenti di estrema destra, come Forza Nuova. Il sospetto è che notizie tempestive sulle direttive comunali siano arrivate anche a loro, sempre dall'interno del Campidoglio. Nel gennaio 2017, per esempio, una trentina di militanti agevolarono l'occupazione di un appartamento per bloccare l'assegnazione a una famiglia nordafricana, mentre nel settembre dello stesso anno, a Montecucco, venne invece impedito l'ingresso in una casa di una famiglia italo-etiope.

Intanto, prosegue l'inchiesta contabile. I magistrati di viale Mazzini ipotizzano un danno erariale milionario, legato all'occupazione dell'immobile demaniale e, quindi, di proprietà dello Stato: 18 unità abitative per le quali non è mai stato pagato un canone di affitto. L'edificio di via Napoleone III, oltretutto, è inserito nella lista della Prefettura di Roma che comprende 88 palazzi occupati da liberare. Uno sgombero che, per il momento, è sempre stato considerato non prioritario. Nell'ottobre dello scorso anno, il blitz della Finanza nell'edificio. Un accesso che, viste le resistenze degli occupanti, era stato addirittura concordato dagli investigatori con i leader del movimento.

Davide Di Stefano, leader romano di CasaPound, replica: «Prima di tutto vorrei chiarire che questa signora - la maestra d'asilo, ndr - non ha privilegi, perché comunque pur avendo uno stipendio fisso si deve fare carico della famiglia». Quando gli si chiede se, come sospettano gli inquirenti, la donna possa essere la talpa in grado di ottenere notizie riservate, dice: «Non è così, come farebbe una maestra d'asilo ad accedere a questi dati?». Forse perché ha un contatto in Campidoglio. Ma la risposta è ancora netta: «Pensate che non ci siano simpatizzanti di CasaPound in Campidoglio? Nessuno però ci ha mai fornito le graduatorie, magari le avessimo. Noi veniamo avvertiti dalla gente, dai cittadini dei quartieri che abitano in quei palazzi. Partono le proteste spontanee di qualcuno, poi arriviamo noi. Nessuna talpa».
 

Ultimo aggiornamento: 13:18 © RIPRODUZIONE RISERVATA