A Carpineto Romano l’accusa di di pedofilia pende su un sacerdote.
Roma, l'ex parroco don Antonello Sia condannato per abusi su un ragazzino durante il campo estivo
L’ACCUSA
A denunciarlo ai carabinieri, poco prima del Natale scorso, sono stati i genitori di due minorenni del posto. Nei confronti dei ragazzini, avvicinati al di fuori della parrocchia, il missionario avrebbe rivolto delle attenzioni di natura sessuale, su cui la magistratura veliterna ha aperto l’indagine che l’ha portato in carcere. Arrestato nel giorno di Venerdì Santo, padre Carlos è in attesa di essere ascoltato dal giudice, al quale, nei prossimi giorni, avrà la possibilità di spiegare la propria versione dei fatti. Alla notizia dell’arresto alcuni carpinetani sono rimasti di stucco, descrivendo il colombiano come “una persona sempre silenziosa, che non ha mai dato nell’occhio”. Ma altri non sono stupiti. Anche perché in paese qualche indiscrezione era circolata già da qualche tempo e si era sommata alle chiacchiere sui passati dissapori che, due anni fa, avevano caratterizzato il rapporto tra la missione e il parroco di allora, don Fabio Tagliaferri. Il prete, andato poi ad Acuto, aveva dovuto accogliere i missionari nella casa parrocchiale del Sacro Cuore dopo la riconversione della loro sede in residenza per anziani. Secondo alcuni fedeli, nelle attività pastorali don Fabio non aveva mai avuto dai suoi ospiti l’aiuto atteso.
L’altro giorno è stato il nuovo parroco di Carpineto, don Giovanni Macali, ad aprire la porta ai carabinieri. «Le indagini sono in corso – spiega il parroco della Collegiata del Sacro Cuore - e non sappiamo niente delle accuse. Tempo fa, prima di Natale – aggiunge -, è stata fatta una denuncia e da allora padre Carlos è rimasto in casa senza uscire. Per quattro mesi non ha celebrato messa e non ha avuto contatti con nessuno». «In passato non c’era stata alcuna segnalazione su casi simili», ha riferito don Giovanni, che tiene a dividere le competenze della parrocchia da quelle della missione. «Lui era a Carpineto Romano con altri confratelli appartenenti ai Padri Eudisti – spiega il parroco -, non aveva niente a che fare con il catechismo ma si occupava soltanto di fare qualche messa e qualche funerale». Il mese scorso sarebbe dovuto tornare in Colombia, come è d’uso ogni tre anni per i missionari. Ma l’indagine in corso ne ha bloccato la ripartenza.
LE REAZIONI
Dalla missione dei Padri Eudisti non sono arrivati commenti mentre in ambito ecclesiastico si attendono le risultanze delle indagini. Dalla Diocesi di Anagni-Alatri, da cui dipendono le parrocchie di Carpineto Romano, il vescovo Lorenzo Loppa ha dichiarato di confidare nell’operato dei giudici veliterni. «Ho saputo la notizia dalle forze dell’ordine – ha commentato ieri il capo della Diocesi – perché la famiglia si è rivolta alla magistratura ordinaria. Conosco il sacerdote – ha aggiunto Loppa – e secondo me si è trattato di una gravissima imprudenza: non credo ci sia altro. Abbiamo fiducia nella giustizia ordinaria e aspettiamo che faccia il suo corso». Anche dal sindaco di Carpineto, in attesa di vedere come evolve la situazione, solo poche parole: «Resto in attesa di comunicazioni ufficiali da parte delle autorità – afferma Stefano Cacciotti - e per ora preferisco non commentare, certo è che si tratta di una brutta storia che avremmo volentieri evitato di vivere».