Lazio, è allarme carceri: da Rebibbia a Civitavecchia violenze e caos psichiatrici

Martedì 14 Dicembre 2021 di Alessia Marani
L'ingresso del carcere di Frosinone

Caos carceri nel Lazio, la problematica maggiore è quella dei detenuti con problemi psichiatrici per cui mancano i posti nelle Rems (le residenza per l'esecuzione delle misure di sicurezza). L'allarme arriva dai sindacati della penitenziaria che stamani, a Civitavecchia, hanno incontrato il sottosegretario alla Giustizia Paolo Sisto mentre a Frosinone si è registrata l'ennesima emergenza: un nuovo mancato rientro in cella dei detenuti, questa volta della prima sezione; l'altra settimana, addirittura, i detenuti non solo non erano rientrati dalla socialità serale ma avevano dato fuoco ai suppellettili della saletta e delle celle, alcuni agenti erano finiti in infermeria intossicati. 

Nel colloquio con la segreteria regionale dell'Uspp, l'Unione sindacati di polizia penitenziaria, sono state passate in rassegna le maggiori criticità delle case circondariali della regione, in primis del Nuovo Complesso di Rebibbia, ma anche Regina Coeli. 

«La popolazione detenuta presente supera le 5550 unità rispetto ai 5160 posti disponibili - tuona Daniele Nicastrini, segretario Uspp Lazio - di contro mancano all'appello 700 poliziotti.

I detenuti sono altro rispetto a semplici numeri, ognuno con una storia a sè che richiede una attenzione diversa. Pensiamo soprattutto ai tantissimi che soffrono di disagi mentali, più o meno lievi, e che troppo spesso sfociano in atti violenti, contro di sé e contro gli altri. Abbiamo visto come ci siano persone pronte a distruggere e mettere a ferro e fuoco interi padiglioni, come e accaduto qualche giorno fa anche Viterbo. Altre rivolte le abbiamo registrate anche nella Capitale».

Nel carcere non esiste solo il problema gravissimo dei violenti, ma anche di una difficoltà ad organizzare una macchina sempre più complessa raddoppiata per colpa della pandemia.

«Per ogni detenuto bisogna prevedere - continua il sindacalista - la possibilità di accedere alle telefonate, colloqui anche attraverso videochiamate, la spesa del sopravvitto, sorveglianza per le visite mediche, interventi continui per soggetti che si autolesionano, per ferimenti, liti ecc. che essendo pochi lo stesso agente che si trova in questi servizi deve garantire anche tutti gli altri». 

Nel 2021 sono stati a decine gli interventi per evitare suicidi, ma anche per evitare possibili atti violenti è illeciti dei detenuti nei confronti degli agenti. «In queste ore abbiamo nuovamente inviato una nota alle autorità regionali è nazionali dell’Amministrazione Penitenziaria, che se non ci saranno urgenti risposte a questi problemi nel garantire la sicurezza è salute sui luoghi di lavoro al personale di Polizia Penitenziaria, attiveremo tutte le procedure di contestazione previste dalle leggi. Siamo pronti a mobilitarci».

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