Carabiniere ucciso, Cerciello dimenticò l'arma in caserma. Gli inquirenti: «Interrogatori regolari»

Mercoledì 31 Luglio 2019 di Giuseppe Scarpa
Carabiniere ucciso, Cerciello dimenticò l'arma in caserma. Gli inquirenti: «Interrogatori regolari»

 «Non aveva con sé l'arma quella notte». Il vicebrigadiere Mario Cerciello Rega era senza la pistola d'ordinanza la notte a cavallo tra giovedì e venerdì, quando viene accoltellato a morte da Elder Finnegan Lee nel quartiere Prati nella Capitale. E ancora: «L'aveva dimenticata e Dio solo sa perché. Con sé aveva solo le manette. Non immaginavano di trovarsi di fronte una persona con un coltello di 18 centimetri». Lo ha spiegato ieri in una conferenza stampa, con i vertici ella procura, il comandante provinciale dei carabinieri di Roma, Francesco Gargaro.

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Ufficiale dell'Arma che ha poi ripercorso le varie tappe, fino al tragico epilogo: Dallo spaccio di droga a Trastevere da parte della coppia Italo Pompei e Sergio Brugiatelli. Alla truffa, aspirina al posto della cocaina rifilata ai due americani Elder e Christian Gabriel Natale Hjorth. Il successivo intervento dei carabinieri, fuori servizio, durante lo spaccio e la fuga dei due turisti californiani con lo zaino di Brugiatelli. Il ricatto dei due turisti per essere stati raggirati: «Zaino in cambio di 100 euro e un grammo di coca». Fino alle coltellate mortali sferrate da Elder al vicebrigadiere Rega. Quest'ultimo intervenuto assieme al collega Andrea Varriale per mettere fine all'estorsione. Varriale, però, a differenza del vicebrigadiere aveva con sé l'arma. Ma non ha esploso nessuno colpo :«Non poteva sparare ad un soggetto in fuga - ha sottolineato il comandante - altrimenti sarebbe stato indagato per un reato grave». Una ricostruzione sui cui però mancano ancora alcuni pezzi del complicato puzzle.

ASPETTI OSCURI
A sottolinearlo è lo stesso procuratore capo di Roma Michele Prestipino che prima dice che gli «interrogatori sono stati effettuati con tutte le garanzie difensive». E poi precisa, in merito all'inchiesta:«Dire a distanza di 3 giorni che non ci siano ancora aspetti oscuri sarebbe precipitoso».
A destare perplessità, infatti, non è solo la figura ambigua del mediatore, Brugiatelli che accompagna i due americani a comprare la droga, ma anche dello stesso pusher Italo Pompei. Forse un informatore delle forze dell'ordine.

L'INFORMATORE
Il dato emerge dal verbale dei 4 carabinieri, fuori servizio, che intervengono durante la cessione della dose di cocaina (in realtà sis coprirà dopo che è una tachipirina sbriciolata). Non solo Pompei non scappa durante il blitz, a differenza di Brugiatelli del turista californiano, ma si avvicina ai militari: «L'uomo con il cappellino (Pompei, ndr) che si era avvicinato a noi, oltre a riferire di non essere in possesso di alcun documento d'identità perché abitante del luogo(vive a Tratsvere, ndr), senza alcun motivo ci diceva di essere amico delle guardie. Locuzione verosimilmente da lui utilizzata -sottolineano i militari - per dirsi confidente delle forze di polizia».

Intanto proseguono le indagini. Oggi verrà eseguito un sopralluogo, e contestualmente prelevati dei campioni, nella stanza dell'albergo a quattro stelle, Le Meridien, in cui i due turisti hanno soggiornato durante la loro vacanza romana e in cui si sono rifugiati, cercando di nascondere i vestiti sporchi di sangue e il coltello impiegato da Elder per uccidere il vicebrigadiere. Sul campo lavoreranno i carabinieri del Ris, i consulenti di parte, nominati dalle famiglie degli indagati, e gli stessi magistrati che si stanno occupando del caso. In seguito gli specialisti dell'Arma si trasferiranno, verso le 15.30, nella caserma Salvo D'Acquisto, in viale di Tor di Quinto, dove verranno eseguiti i primi accertamenti biologici e dattiloscopici.
 

Ultimo aggiornamento: 13:38 © RIPRODUZIONE RISERVATA