Roma, cluster nel campo rom di Castel Romano: allarme quarantene violate

Martedì 9 Febbraio 2021 di Mirko Polisano e Chiara Rai
Castel Romano, cluster nel campo rom: allarme quarantene violate

Un cordone di sicurezza sarà a presidio del campo rom di Castel Romano, periferia sud della Capitale dove nelle ultime 48 ore si è registrato l’ultimo focolaio: un morto e 12 positivi al Covid. È la soluzione al vaglio della Asl per contrastare una eventuale fuga dalla quarantena da parte dei positivi ospitati nella struttura, al confine con il Comune di Pomezia.

A metterla in campo, sarà poi la polizia locale di Roma Capitale. Da ieri, la paura dei contagi corre lungo il perimetro del campo nomadi più grande d’Italia immerso all’interno della riserva naturale di Decima Malafede, dove tra degrado e sporcizia vivono 600 persone a tal punto che a luglio dalla Regione è stata emessa un’ordinanza per imporre lo sgombero al Campidoglio e poi sono arrivati i sigilli della magistratura che ha aperto un fascicolo contro ignoti per reati ambientali tra cui la combustione illecita di rifiuti. Dopo il decesso di un uomo di 55 anni residente al “Villaggio della speranza” (questo il nome del campo), hanno effettuato dei tamponi a campione sugli ospiti maggiormente a rischio. Il risultato è stato di dodici casi accertati. Lo screening da parte della Asl Rm2, ha interessato circa 300 persone che volontariamente hanno deciso di farsi testare e tra queste 12 sono risultate positive. Il monitoraggio riguarda per il momento la metà dei residenti circa. I casi positivi fanno riferimento a un’unica famiglia contagiata dal “capo”.

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LA NOTA
«I casi sono stati isolati – rassicurano dall’azienda sanitaria - e la Asl Roma 2 sta eseguendo l’indagine epidemiologica». Nei giorni scorsi, nel campo, è morto un uomo di 55 anni, affetto da Covid (a detta di alcuni residenti della zona che hanno visto negli ultimi giorni un via vai di ambulanze di contenimento) ricoverato l’8 gennaio con varie patologie. A seguito di quel caso, ne sono emersi altri tre, contatti familiari di quest’ultimo. Sembrerebbe, infatti, che nelle ore successive al decesso, nel campo rom si sia tenuta una veglia funebre tra preghiere, foto e candele senza rispettare le norme di distanziamento sociale. Una “riunione”, secondo la tradizione rom, che si sarebbe trasformata in un pericoloso cluster. Nei giorni successivi al decesso, poi, è partito lo screening dei sanitari. La preoccupazione delle autorità sanitarie è che qualcuno positivi possa violare l’isolamento. Per questo si sta valutando la possibilità di un cordone di sicurezza all’entrata del campo rom lungo la Pontina per contingentare e controllare gli ingressi e le uscite. Una task force che sarà coordinata dalla polizia locale di Roma Capitale. 

LA MISSIONE
L’obiettivo è scongiurare che qualche contagiato possa spostarsi per andare a racimolare qualche soldo sulla metro, visto che da questo campo in molti si spostano per chiedere la questua sulle linee A e B della metro, così come nei vagoni della Roma-Lido. Al centro delle attenzioni, poi, gli istituti scolastici di Pomezia e Roma frequentati dai giovani rom provenienti dal campo. Non si esclude che qualche bambino non sottoposto a tampone possa contagiare i compagni di classe. 
 

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