Roma, roghi tossici e sassi killer nei campi rom: Salviati e Castel Romano nel mirino

Giovedì 28 Febbraio 2019 di Alessia Marani
Roma, roghi tossici e sassi killer nei campi rom: Salviati e Castel Romano nel mirino
Roghi tossici e sassi killer. Via Salviati e Castel Romano: è dall'emergenza di questi due campi nomadi che parte la stretta sui controlli con l'invio dei primi contingenti di militari. Un inferno di fiamme e fumo, tossico. Sono scesi in strada a protestare persino i poliziotti del Sap nell'ultimo week-end per dire basta allo scempio a cui assistono ogni giorno gli agenti (e gli utenti) che si affacciano dalle finestre dell'Ufficio Immigrazione della Questura, a Tor Sapienza, lo stesso dove, nel dicembre 2016, si diresse per rinnovare i documenti Zhang Yao la studentessa cinese morta sotto il treno nel tentativo di inseguire i suoi due scippatori rom, accampati a Salviati. Sempre a Tor Sapienza i cittadini del comitato di quartiere tengono aggiornata ogni giorno la conta dei roghi.

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Roghi che non si fermano mai, né di notte, né di domenica, nemmeno a Natale o a Capodanno. Dai loro balconi, i residenti riprendono quotidianamente con gli smartphone le colonne di fumo che si alzano in cielo e avvelenano le loro vite. Le immagini fanno il giro dei social, vengono raccolte in corposi dossier, ma la sensazione, anche per i più battaglieri, è quella di lottare contro un mostro impalpabile, pericoloso e invincibile. Si erano seduti fiduciosi ai tavoli con i quartieri che si sono susseguiti negli anni con la promessa di misure contro i roghi tossici sulla stessa stregua di quelle adottate per la terra dei fuochi, ma l'aria che hanno continuato a respirare è sempre la stessa: inquinata e mortale. Sabato scorso i cittadini avevano segnalato la montagna di rifiuti e scarti di ferro (ma anche amianto) accatastati lungo via Sansoni, tra via Salviati e la Collatina; c'era stato anche un sopralluogo della Commissione comunale Ambiente.

LE DENUNCE
In nottata, come da copione, tutto è stato bruciato e il cielo di Tor Sapienza si è tinto di nuovo di rosso. Roberto Torre, presidente del comitato locale, ieri, mostrava altre foto: la nube tossica che si stagliava in alto sullo sfondo rosato del sole al tramonto. «È questo l'unico spettacolo che vediamo da qua: il degrado», dice.
E i roghi continuano, senza sosta, anche da tutt'altra parte della città, ai confini con il territorio di Pomezia, a Castel Romano, dove i rom bruciano ferro, plastica, rame ma anche le auto rubate e buttate ai margini del campo. Tempo fa i vigili urbani della Capitale dovettero intervenire coi carri attrezzi per rimuovere il cimitero di lamiere. Un onere sempre e comunque a carico delle casse comunali. Poi ci sono gli automobilisti che ogni giorno percorrono la via Pontina, bersaglio del lancio di sassi dagli inquilini del campo. Colpita carrozzeria e parabrezza, chi è al volante si ferma per verificare i danni ed ecco che scatta la trappola: viene rapinato. È stata la Polstrada, dopo decine di segnalazioni a intervenire denunciando alcuni degli autori, nel frattempo i poliziotti avevano avvisato sulla pagina Facebook dei pendolari: non fermatevi, è pericoloso. Che ferro, rame, plastica, pneumatici e cumuli di immondizia raccolti dalla rovistatori & associati vengano bruciati in un quartiere piuttosto che in un altro, poco conta. A seconda di come tira il vento, l'aria avvelenata penetra zona dopo zona. Fino in Centro: intorno al parco della Caffarella, da Colli Albani a San Giovanni, di notte gli abitanti chiudono porte e finestre. L'aria si fa irrespirabile. Alla faccia delle domeniche ecologiche e delle misure anti-smog.
 
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