Rassegnati e sfiniti (perché nella Roma sahariana per tutto il giorno muori di sonno e non vedi l'ora di andare a dormire, appena vai a letto invece di dormire, sudi), confusi e storditi, insomma in questo stato qui si affrontano due prove titaniche. L'asfalto e la macchina. Camminare su marciapiedi molli, puzzolenti e viscidi per l'umidità. Camminare è già una fortuna, i più saltellano tra i sacchetti aperti, incollati a terra, disintegrati, o si trovano il passo sbarrato dalla montagna di rifiuti. Cosa c'è di peggio dei 40 gradi di prima mattina? I 40 gradi puzzolenti. A Roma anche il caldo è sporco.
Caldo record, «A Roma se schiuma»: i metodi (originali) dei romani per sopravvivere all'afa
Superata la prima prova, ecco la macchina parcheggiata ovviamente al sole. E lì si sfidano i 50. Sui social è gara di foto di cruscotti arroventati con le spie rosse che segnalano 46, 48, 49. Il record è a piazza Barberini o sull'Appia? Aria condizionata a palla, finestrini aperti sì o no? L'ennesimo dubbio della vita con l'anticiclone. Al semaforo ci si ferma all'ombra, anche se il rosso è lontano. E si arriva al lavoro con la camicia incollata sulla pelle.
La routine è tutta da rivedere, a queste temperature. Limitarsi all'essenziale, il rinviabile si rinvia a giornate meno accaldate. La spesa si fa la sera, anche se è piacevole sostare qualche secondo accanto alle spigole surgelate o davanti al frigorifero degli yogurt c'è poi da trascinare le buste sotto il cielo infuocato e questo non è piacevole affatto. Si cucina pochissimo, un'insalatina ti va? Non si stira, il forno fa caldo solo a guardarlo figurati se lo accendi. Docce veloci, teniamoci stretta l'acqua che abbiamo. La sera sul divano davanti alla tv magari no, sarebbe un altro supplizio. Meglio vagare nelle uniche ore respirabili, senza meta, in cerca di un soffio d'aria se ancora c'è. Il posto migliore per riposare un po' è l'arena, davanti a un film che magari concilia il sonno, o seduti sui bordi delle fontane finché ci sarà acqua. Oppure camminare, camminare, e camminare nella speranza di sfinirsi ancora di più e di crollare a letto, sapendo già di sperare inutilmente. Prima di spegnere la luce, si consulta per l'ultima volta il meteo. Dice che soffriremo anche domani, a 38 gradi. Sole ostinatissimo, su Roma, e ti ritrovi a invidiare quei fortunati che si trovano da qualche parte lungo l'arco alpino, chi l'avrebbe mai detto, dove sono previsti "episodi temporaleschi". Dai, che ce la faremo. Caldo, covid, puzza, monnezza ovunque, e mettici anche gli incendi, sicuri di farcela anche stavolta? E vabbè che alle prove estreme siamo allenati, però.
Comunque, con i riscaldamenti accesi siamo morti tutti, ma la caldaia sta benissimo.
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