Roma, autobus, distanziamento farsa: a bordo nessuno controlla

Venerdì 6 Novembre 2020 di Fabio Rossi e Giampiero Valenza
Roma, autobus, distanziamento farsa: a bordo nessuno controlla

Ore 7: scatta questa mattina la prima “ora di punta” con il limite del 50 per cento della capienza - su bus, tram e metropolitane - previsto dalle norme anti contagio da coronavirus inserite da Palazzo Chigi nell’ultimo Dpcm. E non sarà una passeggiata, nella Capitale: i mezzi pubblici, negli ultimi due mesi, in alcune fasce orarie girano strapieni.

Ed è difficile pensare a miglioramenti della situazione in tempi brevi, soprattutto su alcune linee particolarmente frequentate e nelle stazioni centrali della metropolitana. Ma il vero problema sono i controlli: sui mezzi del trasporto pubblico di superficie, ad assicurarsi che sia occupata non più della metà dei posti dovrebbero essere gli autisti.

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I conducenti, dal canto loro, non sembrano assolutamente entusiasti del ruolo: «Come possono pensare che, soprattutto nelle ore di punta, ci mettiamo a contare i viaggiatori presenti e a impedire ad altri di salire a bordo, se il mezzo è troppo pieno?», chiedono alcuni autisti in piazza dei Cinquecento. Alcuni dipendenti dell’Atac hanno già subito aggressioni per aver chiesto di rispettare le norme di sicurezza varate per il Covid, come il corretto uso delle mascherine. Problemi anche per le metropolitane, molto affollate soprattutto di mattina. Attualmente il personale Atac verifica il contingentamento degli accessi alle banchine delle stazioni Termini, Anagnina, Ponte Mammolo, Tiburtina, Laurentina, Rebibbia, San Paolo, Bologna, Policlinico, Jonio e Garbatella. Con i nuovi limiti di capienza serviranno controlli assidui e in tutte le stazioni, ma non c’è personale sufficiente per farli.

In giro per la città i mezzi continuano a essere strapieni, in tanti aspettano invano un bus con il giusto distanziamento. Ieri è successo, per esempio, sulla linea 495, che dalla stazione Tiburtina arriva a Valle Aurelia: una donna entra spedita, osserva tutto il bus da cima a fondo, torna subito indietro e resta in fermata, in attesa del successivo. «Ho avuto troppa paura, non si sa mai, è meglio aspettare», dice. «Parlano tanto di smart working ma la gente continua a girare lo stesso, e quello che si vede sui mezzi pubblici è analogo a quanto si osserva quando si va piedi – aggiunge - La differenza è che molte più persone evitano di indossare la mascherina quando passeggiano». Sulla metro A, nel pomeriggio, le occhiatacce sono tutte nei riguardi di un’altra signora, sulla cinquantina, che sceglie di mettersi seduta a prescindere dalle regole del distanziamento. I due posti laterali sono pieni: «Signora, lei qui non può sedersi», le dice un passeggero abbastanza stizzito. Spesso, però, lo spazio è insufficiente anche per chi resta in piedi, accalcato a tanti altri passeggeri.

Per tentare di ridurre l’affollamento a bordo dei mezzi di superficie, l’Atac ha deciso di affidare otto linee a Roma Tpl, l’azienda che gestisce parte del trasporto pubblico in periferia, che li gestirà con pullman gran turismo. In questo modo la municipalizzata conta di recuperare bus da utilizzare per rafforzare il servizio sulle tratte più affollate di passeggeri. Le linee che passano temporaneamente alla società privata sono: 070, 246, 246P, 515, 709, 731, 795 e 118.
 

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