Domenica mattina, ore 10 Massimo Bochicchio, sfruttando le due ore di permesso giornaliero che gli erano state concesse per motivi medici (soffriva di diabete), esce dall’appartamento all’ultimo piano in piazza di Novella nel quartiere Trieste. Non ne farà più rientro. Alle 11.30 si schianta contro il muro di cinta dell’aeroporto dell’Urbe e muore carbonizzato nel rogo che divora la moto e il suo corpo.
LE ULTIME SETTIMANE
Nelle ultime settimane, come ha riferito lo stesso portiere dello stabile, Massimo era sereno e lo vedeva uscire ogni mattina per andare a fare una passeggiata con la moglie o con il cane a villa Ada. Un modo anche per fare esercizio fisico. Ma in altre occasioni si era incontrato anche con alcuni amici nei bar di Roma Nord. Spostamenti che avvenivano tutti in un determinato raggio. Stavolta però Massimo Bochicchio è uscito da quel raggio d’azione. Ha preso la moto e ha tirato dritto sulla Salaria. Tante le ipotesi. Su quella direttrice c’è il Salaria Sport Village, circolo molto frequentato e nel quale avrebbe potuto avere un “rendez-vous”. Ed è proprio questo un interrogativo su cui la procura vuole far chiarezza anche perché, stando al punto in cui è avvenuto l’incidente, il broker dopo essere uscito di casa alle dieci del mattino, si è diretto fuori Roma. Che fosse il centro sportivo sulla Salaria la sua meta oppure un’altra destinazione che gli ha fatto poi prendere il Grande Raccordo per rientrare in città, dovrà essere ricostruito anche grazie all’analisi delle immagini delle videocamere di zona.
IL MISTERO
Di certo in famiglia non sanno dire cosa abbia fatto e dove fosse diretto. I suoi cari ricordano gli ultimi giorni di apparente normalità e serenità nonostante il processo e quelle frasi messe a verbale durante l’interrogatorio del luglio scorso in cui rispondendo al giudice il broker cercava di giustificare le frasi della moglie che parlando dei creditori li descriveva in parte come «gente brutta, brutta».
Ma c’è un altro elemento che, oltre alle videocamere di una delle consolari d’ingresso e di uscita dalla Capitale potrebbe senz’altro tornar utile a delineare il tragitto e la meta di Buchicchio. Sarà difficile stabilire con chi abbia trascorso il suo tempo, meno complicato risalire al percorso fatto prima dello schianto da piazza di Novella.
Non avendo un telefono cellulare, essendo il broker agli arresti domiciliari non gli era consentito usarlo, per ripercorrere il tragitto che ha fatto chi indaga sta lavorando sul braccialetto elettronico. Il dispositivo, seppur spento durante le ore di permesso e finito in polvere a seguito del rogo, ha lasciato comunque delle tracce analizzabili grazie al chip e al gps che permetterà l’accertamento dei movimenti fisici dell’interessato. In famiglia escludono l’ipotesi del suicidio, «Non si sarebbe schiantato contro un muro», ha detto il cognato a Il Messaggero eppure la Procura tra le ipotesi non esclude quella per il cui il broker, stretto dai creditori e minacciato, abbia deciso di farla finita.