Bochicchio, il giallo dei soldi dei boss: «Denaro anche dalla mafia, ma lui non saldò il conto»

Il broker dei vip morto domenica scorsa e gli affari con un uomo vicino ai Santapaola

Giovedì 23 Giugno 2022 di Valeria Di Corrado
L’azzardo di Bochicchio, «soldi anche dalla mafia, ma lui non saldò il conto»

Il sospetto che Massimo Bochicchio avesse investito - oltre ai lauti profitti di calciatori, allenatori e ambasciatori - anche i soldi di personaggi “poco raccomandabili” troverebbe riscontro in un appunto informativo del II Reparto del Comando Generale della Guardia di Finanza del 22 settembre 2015. Il broker accusato di aver truffato decine di vip per milioni di euro, morto carbonizzato domenica scorsa in uno strano incidente stradale alla periferia nord di Roma, «sarebbe stato coinvolto - si legge nell’annotazione della Finanza - in una vicenda dai profili fraudolenti nella quale avrebbe restituito solo il 40% di un investimento posto in essere per conto di un soggetto vicino alla cosca mafiosa Santapaola».

Non è chiaro se Bochicchio conoscesse il passato di questo suo cliente che gli aveva affidato una somma non meglio precisata da investire.

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Gente brutta

Il 20 luglio 2021, subito dopo l’arresto di Bochicchio a Giacarta, in Indonesia - sulla base di un’inchiesta di riciclaggio internazionale della Procura di Milano - il broker era stato interrogato dal giudice delle indagini preliminari del Tribunale di Roma Corrado Cappiello. Il gip aveva cercato di sondare se l’indagato avesse ricevuto minacce dai suoi creditori: «Sua moglie, nel periodo in cui lei è stato all’estero, dopo la sentenza inglese, a settembre-ottobre, fa riferimento a “gente brutta brutta”». Il broker aveva provato a ridimensionare quella frase: «Sì, sì, ma non è brutta. Allora mia moglie ha avuto una percezione, e c’è scritto anche nelle intercettazioni. Poi non è che non la ritengo brutta, perché io non la ritengo brutta, perché non è brutta». Bochicchio aveva citato come esempio il segretario del suo socio che «mi ha mandato una mail dove mi scrive: “pezzo di m... quando arriva il trasferimento?». Il giudice, però, lo aveva punzecchiato così: «Vabbé, questa però non è gente brutta brutta. Brutta brutta si definirebbe ambienti criminali». Nonostante ciò, il broker era rimasto evasivo: «Non ce l’ho mai avuto io un cliente brutto, signor giudice, mai. Io ho sempre avuto solo persone estremamente perbene, professionisti, non parliamo delle istituzioni, le più alte istituzioni al mondo».
Alla fine dell’interrogatorio, il broker aveva implorato il giudice: «Vi chiedo di potermi rendere libero di fare il mio mestiere e di restituire i soldi a tutti, non ho altro obiettivo nella vita. Io non ho conti nascosti (...) ma non mi tenete ai domiciliari». 

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Gli incontri con i creditori

Quando a novembre scorso viene arrestato di nuovo, il 56enne torna a insistere con il gip sulla necessità di essere libero di continuare a incontrare i suoi clienti: «Non mi muovo da Roma, dò il mio passaporto, non devo andare da nessuna parte, ma posso parlare, tempestare, incontrare quelli che non mi hanno denunciato e fargli firmare gli accordi? Signor giudice, ci sono venti persone che...». Il sospetto degli inquirenti, che indagano per istigazione al suicidio sulla sua morte, è che Bochicchio domenica scorsa abbia preso la moto per andare a incontrare uno di questi clienti che non lo avevano denunciato, magari proprio perché i capitali che gli aveva affidato da investire erano di origine illecita o comunque non dichiarata al fisco.

 

Tra Miami, Capalbio e Cortina

Sicuramente la clientela del broker era di livello elevato. D’altronde frequentava tutti i circoli sportivi più “in” di Roma. D’estate lo si ritrovava a Capalbio, d’inverno a Cortina d’Ampezzo: in entrambe le località aveva infatti una casa dove trascorreva le vacanze e ne approfittava per stipulare nuovi contratti di investimento. Il 3 luglio del 2020 Bochicchio era stato sottoposto a un controllo da parte della polizia navale di Porto Santo Stefano, all’Argentario, «in qualità di “ospite” a bordo dell’imbarcazione a motore denominata “F12”, battente bandiera maltese». 
L’architetto romano Achille Salvagni, che rientra tra le 38 parti civili nel processo in cui il consulente finanziario era imputato per riciclaggio ed esercizio abusivo dell’attività di investimento, dà conto nella denuncia presentata in Procura «dell’elevato tenore di vita» di Bochicchio, tra i «numerosi e prestigiosi immobili a Londra, Roma, Miami, Cortina e Capalbio» e «i contatti con il mondo dell’imprenditoria, dello sport e della finanza di cui si faceva vanto». Era prima che i clienti vip di Bochicchio scoprissero di essere stati truffati e che non sarebbero mai più rientrati in possesso dei soldi investiti.

Ultimo aggiornamento: 24 Giugno, 11:23 © RIPRODUZIONE RISERVATA